lunedì 7 dicembre 2015

Diverse latitudini socio-politiche e culturali.

Al titolo, ho omesso "economiche e di potere", nel riferirmi al risultato delle elezioni venezuelane, nelle quali, dopo quattordici anni di "chavismo", che ha influenzato altri paesi sud-americani e che aveva stretto un rapporto sentimentale e ideologico ( come nel Cile di Allende ) con Cuba, che hanno visto la schiacciante vittoria di un ancora - per me - non meglio identificato partito alternativo, ma probabilmente frutto di "larghe intese" fra le parti più retrive della società venezuelana e i brandelli di borghesia che possono essersi creati in quella nazione dalle grandi risorse, ma dai pensieri confusi fra una società pirandelliana e abiti mentali ancora troppo legati all'agricoltura, intesa come attività prevalente della popolazione. Maduro, che, ogni notte, riceveva le indicazioni del defunto Presidente Chavez, in sogno, direttamente dall'al di là, è stato travolto da una coalizione nella quale cercheranno di far valere i loro desideri, sia la vecchia casta incartapecorita in un "onore" censitario e sotto-culturale molto simile a quello borbonico, così affine alla nostra società meridionale, sia i piccoli favori "distintivi" di un'accozzaglia, ma compunta, di sottufficiali, impiegati, tecnici. Il partito dei lazzari e dei contadini, contesi ad un'aristocratica e feudale Chiesa cattolica, ha stufato, con le sue fanfaronate, i suoi slogans, le sue pittoresche iniziative, ad uso e consumo di una massa famelica di postulanti, per nulla sollecitati ad impegnare la loro giovinezza nello studio e per nulla incline e capace di creare le condizioni minime per la sedimentazione di un'opinione pubblica che potesse iniziare e non concludere per se, in un solo atto, un processo di crescita economica, civile e di educazione. Il fatto che il contadiname, stretto fra le suggestioni e le illusioni di un mondo comunque immaginifico, non abbia più avvertito il fremito di una rivoluzione fatta di trasformismi, corruzione orizzontale e abbia dovuto prendere consapevolezza di una violenza criminale ormai endemica e priva dei suoi riferimenti di classe, non significherà che la plebe troverà ricetto dalla razzistica, staticamente benestante, istruita, eppur così arretrata, "razza fondatrice del venezuela moderno" ( che sarebebro loro ), rispetto alla dinamica economica moderna ( a sua volta in crisi, ma post-industriale ): ritroverà e, per un attimo, si "riposera" nei vecchi rituali delle poche dinastie censitarie, negli "onorevoli" profittatori di un'umanità che solo un governo democratico evoluto potrebbe mettere sul cammino dell'evoluzione e che non esiste: troppo lungo e gravoso l'impegno, troppo appisolate le gerarchie militari che mai combatteranno una guerra, ma che possono appisolarsi nella routine e godere dell'abuso, in ogni ambito, verso una popolazione sub-umana o, almeno, da sempre avvertita come tale. Troppo faticoso incivilirsi e, anche in un contesto così depresso, a chi ci lievita sopra, chi glielo fa fare? Il chavismo è stato un inganno, non un generoso esperimento sovvertito dalle forze sempre in agguato della reazione, un medio interregno, nel quale, lasciando le cose peggiorate, un ristretto manipolo di profittatori fantasiosi, ha menato per il naso, il popolo credulone, fino a che, spaventato dagli stessi eccessi che inconsapevolmente aveva messo in moto, gli si è rivoltato contro, non innovando ( come avrebbe potuto? ), ma ritornando all'antico, in tutti i sensi.

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