martedì 24 marzo 2015

Mitologie al tramonto.

I sindacati di categoria dei bancari hanno lasciato il tavolo delle trattative dopo aver constatato, per ultimi, che l'A.B.I., guidata da quell'Alessandro Profumo che aveva iscritto Unicredit alla Confindustria del Lazio, non intendeva prendere in considerazione la piattaforma da loro presentata. Il CEO del Monte Paschi ribadiva che lo scenario competitivo per le disastrate banche italiane - con l'eccezione apparente dei piccoli gruppi domestici, già "e legibus soluti" - imponeva una contrazione progressiva e quindi "libera" dei costi di gestione, senza prendere neppure impegni sull'area contrattuale. Le delegazioni di vertice si sono infine trovate a conoscere la condizione improvvisa in cui si trovarono le SAS, all'epoca della loro suicida politica di Gruppo, quando furono esautorate dalla sera alla mattina di ogni facoltà di trattativa in azienda. Di compromesso in compromesso, di bulina con i Governi che si succedevano, stemperando i loro poteri fino all'impotenza ed alla paralisi regressiva attuale, tanto che la sponda dell'esecutivo è stata ritenuta "pericolosa ed imperscrutabile" dagli stessi sindacati che vi avevano sistematicamente ricorso con successi sempre più parziali, le delegazioni neglette al tavolo e ancora tanto litigiose nelle singole realtà aziendali, si sono dovute rifugiare nello sciopero a tutti i livelli della filiera aziendale e in una grande manifestazione, a Milano, di una categoria scopertasi improvvisamente piazzaiola e sperduta. Il lavorio che da oggi si eserciterà sui media si trascinerà per mesi, mentre i colpi di mano, azienda per azienda, saranno possibili dal primo di Aprile. L'inibizione ufficiale a qualsiasi trattativa venisse sollecitata, se si spiega con l'intenzione di non incrinare il fronte sindacale creditizio, non si capisce in che termini e in che misura potrebbe condizionare, favorevolmente per i lavoratori, i contegni delle diverse aziende, impegnate in una contesa per la sopravvivenza o il consolidamento a scapito delle concorrenti. Forse, fra pochi mesi, si sottoscriverà un contratto sulla base dei fatti compiuti, che saranno atti di inaudita bassezza sulle membra sparse e sparte di una categoria sindacalizzatissima e portatrice sana di invidiate condizioni normative e retributive. Se il mondo del credito resterà strategico per l'economia nazionale e del continente è probabile che il sistema riformato manterrà, con il suo carattere di centralità, differenziate condizioni retributive, normative e gestionali perticolari e specifiche; se, invece, anche il sistema del "prestito" involverà in un pollaio di contese chiozzotte e privatistiche, le ricadute sull'economia reale saranno "ad excludendum", tipiche di una società di nuovo censitaria. Nel frattempo, il patronato INCA della CGIL per i lavoratori emigrati, nella persona del suo responsabile presso la sede di Zurigo, ha inaugurato, in una sorta di remake del sovietismo abbandonato, la corruzione e l'appropriazione indebita sistemica. Il suddetto rappresentante, rimosso ma riassunto da un committente privato, si è autoaccreditato per molti anni i contributi dei pensionati italiani all'estero ed ha anzi corrisposto loro, per non breve tempo, i trattamenti previdenziali direttamente dal suo conto corrente, dove i loro soldi si erano accumulati. Fine dunque di qualsiasi retorica di classe. Il boiardo sindacale ha mostrato in che considerazione tenesse il proletariato emigrato e...la CGIL, dopo un anno, ha riaperto il patronato, dopo aver cercato di disperdere i creditori con un opportuno fallimento, come le diocesi del nord america per non dover pagare i risarcimenti alle vittime dei preti pedofili.

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