sabato 28 marzo 2015

La formalità delle rappresentazioni.

Una volta tanto, la parata stantia delle immagini televisive e le dichiarazioni scontate dei protagonisti e dei loro parenti, che sono ancora in grado di farle, restituiscono l'insieme di ciò che conta nela vita dei singoli: la recita sociale avvalorata da una sentenza infame. I due "assolti", la famiglia dell'ingegnere italiano, hanno tratto facili e mistificatorie conclusioni da una sentenza definitiva. I difensori degli assassini e, in particolare, l'avvocato di Andreotti nella "assolutoria" vicenda della collusione mafiosa, segna un altro successo, in dottrina, nel suo palmares. Amanda recita da sola in differita dagli Stati Uniti: ringrazia gli amici. Sì, infatti, questi due assassini sono certamente circondati dalla solidarietà indifferente, in quanto estranei al particolare rito di morte, in quanto slegati da qualsiasi "vicinanza" con la vittima. Non serve a nulla esser stati coetanei di chi non c'è più e l'esserlo tutt'ora in sua assenza, conta la vicinanza e la partecipazione alla vita dopo il superamento formale di quel particolare e non riconosciuto misfatto che li restituisce ai riti sociali. E' stato liberatorio il giudizio basato sulle formalità, d'incongrua natura rispetto ai fatti ed alla logica più elementare, è stato volano di reinserimento nelle forme relazionali che rimuovono l'etica, principio filosofico di inesistente efficacia.

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