domenica 1 marzo 2015

Ciò che sottende.

Il leader dei liberali russi, ucciso sulla "prospettiva" del Cremlino, stava passeggiando sotto le finestre di Vladimir Putin, sottobraccio alla sua fidanzata: miss Ucraina 2014. Anche Putin ha pensionato la sua avvizzita signora e si è portato sotto le volte di San Basilio una fanciulla fresca e muschiosa, ma lo ha fatto da satrapo terriero; l'ha nascosta agli occhi del volgo, verso il quale non vuole rinunciare a sembrare un piccolo padre. Boris Nemtsov, atletico cinquantasettenne, dal volto scavato, se ne fregava e celebrava i suoi potenziali fasti liberali al fianco di una venticinquenne, come un Wolf of Wall Street americano, liberale come lui. L'agguato mortale è stato chiaramente documentato da una telecamera, le cui riprese, adeguatamente ingrandite, rendono il quadro esatto dell'avvenimento. Galina, la fidanzata è sotto shock e non collabora. Mi sa che lo shock riguardi soprattutto quello che potrebbe involontariamente rivelare. Il mio direttore finanziario, un uomo non molto alto e di forma ovoidale, sulle ali della finanza degli anni '90, liquidò la moglie approfittando di una sua degenza ospedaliera, si mise con un'albanese, che aveva importato insieme al marito e, infine, la sostituì con miss Ucraina dell'epoca, una stangone di quasi due metri della quale sembrava la valigia a forma di pinguino su rotelle. Forza del liberalismo. Lui almeno non nutriva ambizioni smodate e non rischiava delle pallottole. Avrebbe gradito essere trasferito presso l'ufficio di rappresentanza di Mosca, attratto dal puttanaio di quel periodo, intenzione dalla quale cercai di dissuaderlo, suggerendogli che, nella miliore delle ipotesi, sarebbe diventato "la favorita" di un boss della mafia russa. Il putinismo si rifà allo zarismo, alle ipocrite tradizioni pubbliche e al nascondimento dei vizi o delle semplici ostentazioni di uno status indifferente, in prospettiva, alla biologia. Forse, su di un substrato di soldi, è questo il conflitto fra il liberalismo e la tradizione.

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