giovedì 5 marzo 2015

A latitudini diverse.

Matteo Renzie si butta sulla politica estera ma non innova né nel metodo, nè nelle prospettive, rendendosi fragile strumento di questo e di quello che, invece, i loro scopi li perseguono con durezza. E' andato a Kiev ed ha "appoggiato" l'Ucraina contro la Russia, poi è andato a Mosca ed ha chiesto a Putin di affiancarlo (sic!) in Libia. L'autocrate ha colto la palla al balzo e si è detto disponibile, come l'Italia, sotto l'egida dell'ONU. Chissà come saranno contenti francesi ed statunitensi con l'appendice - questi ultimi - degli inglesi? Siamo insomma inaffidabili su due fronti contemporaneamente, come la reticenza e l'espressione annoiata di Putin, che pure è grande amico di Berlusconi, testimoniano. Vasi di coccio fra vasi di ferro non rinunciamo a muoverci sconsideratamente su fronti inconciliabili, offrendo pretesti e manifestando chiaramente la posibilità di disattenderli in qualsiasi momento. Renzie ha anche portato un mazzolin di fiori dove è caduto l'oppositore amante della dolce vita e si è raccolto falsamente in meditazione sulla sorte degli avversari politici. Chiedere a Letta che, da buon uomo di apparato, si è fatto da parte verso una volontà soverchiante ed esogena, come, fece prima di lui il vecchio satiro televisivo per interessi industriali. In tutto questo, da parte del grullesco rignanese c'è solo la tenuta incontinente della scena, mentre affiorano gli atteggiamenti autoritari che vorrebbe dissimulare con il riso sciocco. La Presidente Boldrini, nel pieno rispetto del suo ruolo istituzionale, ha criticato la prassi dell'uomo solo al comando ed ha lamentato l'irrilevanza del parlamento in ogni dibattito ( monco e frettoloso ) sui provvedimenti del renzismo. "Costei mi è ostile ed esce dal suo perimetro", soggiungendo poi istituzionale, nel quale invece ha questa volta agito con proprietà. La Boldrini non sarà uccisa perché sia lei sia il putino di Rignano non hanno la crosta di una Politkovskaja o di un Putin, antagonisti poco inclini alle mezze misure. Ma la democrazia italiana è da anni in sonno. O in coma?

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