sabato 7 marzo 2015

Lo scalpiccio dell'impiccato.

La liberalizzazione dei flussi del denaro ha ammutolito la cultura e l'ha relegata nel limbo delle cose superflue ed ha accantonato i valori nella soffita delle cose vecchie. Eppure i muti sono la quasi totalità di coloro che prima parlavano e coloro che hanno successo sono una sparuta minoranza di grifagni detentori di un vantaggio materiale alla cui coorte si spendono e si sfessano promotori finanziari, galoppini da post ufficio, in una riaffermata gerarchia sociale che si vale di tanti volontari e volonterosi supporters, fino a che riusciranno a correre, fino allo sfinimento. La società civile langue nell'insignificanza ed è priva di approdi, di riferimenti comuni. Il mondo si è fatto più insicuro, la violenza dilaga in tutti gli ambiti della vita che già fu associata e fra le entità accorpate degli Stati. Nei settant'anni precedenti i conflitti si svolgevano per procura in maniera sincronica e ordinata: la sostanziale parità bellica evitava turbolenze nei continenti storici della civiltà integrata, nelle prassi economiche e nei contenuti culturali sovrappostisi alle costumanze. Ora le società sono apparentemente più coese, ma, in pratica, confliggono in termini economici e di supremazia sotto traccia, mascherando le difformità sotto un profluvio di retorica dell'ordine, di retorica uniforme. Le guerre imperialistiche hanno subito ripreso vigore, la corsa neo-coloniale all'accaparramento delle risorse non ha conosciuto e non conoscerà soste, nonostante abbia provocato uno scontro di civiltà dal sentore medievale, che è vissuto e condiviso dalle porzioni più sprovvedute delle etnie - anche nostrane - in conflitto, ora sotto le bandiere di nazioni inventate ( la Padania ) ora sotto la repressione di dittature feudali o affrancate, nel disordine, da dittature laiche, per mano degli stessi alleati di un tempo. Dalle nostre bande, invece, il contendere si maschera di presuntuoso senso di superiorità, o meglio di vantaggio. Alla luce inquietante di tutto questo, riassumono connotati spaventosi i traumi della tripartizione di un'unica religione, quella monoteista, nei suoi prodromi comuni. Decenni di conquiste sociali, che apparivano, durante la loro vigenza, intoccabili, sono state sovvertite a favore, insieme, di statualità indebitate dal clientelismo praticato verso "cani e porci" e da cricche residuali di storiche redditualità, di nuovo rinvigorite e portate, o autoproclamatesi, sul proscenio, esempi di saggia condotta. Piccole mafie d'apparato, con pochi ma scalpitanti picciotti al proprio servizio, scalpitanti appesi ad una corda.

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