sabato 7 marzo 2015

Consolazioni di un momento.

Il pampa-Papa ha ricevuto, nella cornice della piazza, i militanti di Comunione e fatturazione e non li ha sconfessati. Ha detto però parole importanti, criticamente valide per ogni consorteria autoreferenziale ed autocelebrantesi, che rischiara - forse - di luce vivida, la "scomunica", anche se solo culturale, della mafia. “Quando siamo schiavi dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una ‘spiritualità di etichetta’: ‘Io sono.... ; e cadiamo nelle mille trappole che ci offre il compiacimento autoreferenziale”. Papa Francesco ha spiazzato i membri di Comunione e liberazione presenti in piazza San Pietro per celebrare i 60 anni del movimento e i 10 anni dalla morte del fondatore, don Luigi Giussani. “l’eredità che vi ha lasciato don Giussani – ha aggiunto il Papa – comporta invece fedeltà alla tradizione e fedeltà alla tradizione, diceva Mahler, ‘significa tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri’. Citando il grande musicista, il pampa-Papa ha inteso sinfonicamente riaffermare l'invarianza del credo. Io penso, invece, che l'uomo, pur spiritualmente evoluto, ma non uniformemente, sia invariabile nei suoi riferimenti genetici e variabilissimo nelle sue mutazioni culturali. Rivolgendo queste parole ad una delle istituzioni più potenti e ricche della Chiesa italiana, ha gesuiticamente accettato la loro rilevanza mondana e ne ha sollecitato l'impegno sociale, verso la società pauperistica che si va prefigurando, rinunciando al "rango" settario. Temo che resteranno parole al vento, abili adattamenti al contingente, ma, se non sarà così, pur rimanendo convintamente agnostico, ne stimerò il valore e ne asseconderò l'importanza.

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