martedì 17 settembre 2013

Statistiche.

Quando, diciott'anni fa, cominciò la rottamazione dei bancari, questi assommavano a 330.000 unità, come oggi che l'A.B.I. ha deciso di rendere pubblico il deficit senza rimedio delle sue maggiori associate. Esclusa una, la solita, eccellente e preziosissima. Eppure, chi allora tagliò il laccio, ha vissuto, "accompagnato", una seconda giovinezza. Come sempre in Italia, la quiescenza precoce ed occasionale è stata premiata, come tante altre approssimazioni, con la solita approssimazione. Esodo dopo esodo, fino all'ultimo, sventurato, che non conferisce più sicurezza di regolare corresponsione mensile, una entusiastica fregatura paragonabile a quella dei ritardatari, ansiosi di partecipare ai guadagni di Borsa, quando i prezzi sono al massimo, le uscite stimate sono state calcolate in più che 40.000 unità, sostituite con nuove entrate, disciplinate da contratti sempre meno garantisti e, spesso, contingenti ed occasionali, senza indicizzazioni economiche, con una drastica contrazione dei costi per stipendi. A poco meno di vent'anni dall'inizio, gli addetti del settore creditizio sono gli stessi di allora: non ci sono più i funzionari, i commessi e gli ausiliari sono tutti extracomunitari acculturati e sotto inquadrati. Nel frattempo, però, sono stati implementati e sostituiti per aggiornamento ed efficientamento i costosissimi sistemi informatici e, a fronte di questi investimenti, si è inaridito il mercato. Va detto, per onestà e chiarezza, che la crisi attuale è stata solo il detonatore della spoliazione da parte dei banchieri, dei loro amati orpelli ( costoro continuano ad autoattribuirsi prebende inqualificabili, perché incidenti sulla solidità degli Istituti che dirigono "fungibilmente", passando a "competere" sul fronte contrapposto a quello verso il quale avevano fino a poco prima agito ). Il differenziale sui titoli di Stato di cui sono infarciti e che continuano a comperare, perché richiesti e perché avidi di rendimenti crescenti ma contingenti e di incerta esigibilità finale, ne ha rivelato la fragilità finanziaria nel campo circoscritto dell'euro e le due iniezioni di liquidità, a tasso irrisorio, non ne hanno rinforzato la patrimonializzazione, subito insidiata dalla ineguale contesa intestina continentale e dall'aumento geometrico delle sofferenze e delle tante insolvenze, dovute a fallimenti. Mentre i sindacati sono andati in A.B.I. per "rinegoziare", in realtà per rinnovare l'onerosissimo Fondo per il sostegno al reddito ( pur avendo dovuto constatare che non si sostiene più ), si sono trovati di fronte ad una polemica disdetta del CCNL, con allegati, a giustificazione, dei dati che l'Associazione bancaria italiana aveva preliminarmente trasmesso alla Banca d'Italia. Si apre adesso uno scenario alla Marchionne, con i Tribuni della plebe abbarbicati ad un modello politico fantasmatico ( la politica nazionale è l'amministratrice del debito verso la U.E. e degli scambi di "larghe intese" compatibili fra le "grandi potenze", in questi frangenti, molto incerte e ridimensionate ) nel quale l'unico baluardo attendibile per ricondurre alle regole comuni gli scomposti conati, sarà la sempre più attaccata e bistrattata Magistratura, dietro alla quale si nasconderanno propagandisticamente le truppe in rotta della sempre più mediocre rappresentanza politica e sindacale, che si frammenterà fra chi si metterà sulla scia di una ulteriore, non nuova né originale ristrutturazione, i cui esiti sono nebulosi per le banche stesse, fra l'altro divise fra le situazioni difformi delle realtà internazionali, nazionali e regionali o provinciali e chi giocherà sulla confusione sperando ( per l'ennesima volta ) di entrare in gioco sulle macerie o in un diverso scenario politico. Teniamoci forti e non facciamoci influenzare da artate "analisi" modificatrici dei fatti, per sgradevoli che risultino all'emotività. La razionalità, senza timidezze, è l'unica risorsa in questi frangenti.

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