domenica 29 settembre 2013

Sfogliando la margherita.

L'A.B.I. ha deciso di cavalcare la tigre della destrutturazione delle categorie professionali. Sul settore non aleggia più da tempo il mito dell'intangibilità, ma ancora non è successo che una banca abbia chiuso i battenti. Ci sono state, è vero, progressive fagocitosi, reciproche e successive, di marchi storici, che hanno trasformato il sistema senza rinnovarlo, ma soprattutto, senza alimentare quelle dinamiche di mercato che, si auspicava, avrebbero provocato. Le aziende di credito hanno dovuto fare, anzi, i conti con un progressivo inaridimento dei flussi di denaro, con una contrazione produttiva e di vendite delle aziende italiane, di tutte le dimensioni. Anziché volano di sviluppo, le banche sono diventate carte assorbenti di liquidità che hanno smesso di prestare alle aziende, favorendone il rapido deperimento e la chiusura massiccia. Incerte sullo sviluppo dell'economia nazionale e sulla configurazione di un'economia transnazionale, sia nell'ambito circoscritto della Unione europea, sia nell'universo mondo, le banche si sono rattrappite in speculazioni finanziarie, all'interno della cui nebulosa - sta emergendo, quasi ovunque - hanno perpetrato e occultato ogni sorta di ribalderia malversatoria. I grandi Gruppi continuano a prestar soldi al settore corporate, ma non ne hanno ritorni, i Gruppi medi annaspano nei fraudolenti marosi delle loro criminali e clientelari gestioni degli ultimi anni. Sembra quasi che banchieri, incensati ed osannati per le loro presunte, miracolose ricette economiche, avessero basato l'abbellimento della loro immagine sui favori, gli affidamenti amicali, le più strampalate intraprese rotaryane, anziché sull'analisi delle potenzialità. Non mancano fenomeni ormai accertati di autogratificanti appropriazioni. Fu così che la Banca delle Marche,si scoprì, dopo vent'anni di floreale magnificenza, all'occhiello, del sistema bancario, una cassa per gli amici imprenditori marchigiani e per gli amici e basta del suo magnificato Presidente, che, indisturbato l'ha portata alla rovina. Nel frattempo, il sistema bancario nazionale andava estendendosi, come la muffa, attraverso una fitta ragnatela di agenzie di ogni marchio, in ogni angolo delle città: chiudeva un negozio storico o artigianale e apriva un Mc Donald's o una banca. Svanito il ventennio, un tempo storico e mitologico di ogni imperialismo nostrano, le agenzie venivano mestamente chiuse o vendute con lucro a qualche attività di ritorno. Il caso del MPS innova solo sul piano degli interpreti del furto con scasso che la politica italiana pratica dal dopo guerra: questa volta, i protagonisti ne sono i democratici in costume del PD, associati nell'inconscio degli anziani ai comunisti, dei quali, invece, hanno superato le prassi e i comportamenti, per precipitarsi nel più distruttivo e insensato finanziamento ad attività private in ambito pubblico. Anche la Banca popolare di Milano, cogestita dai sindacati, è incappata in una serie di operazioni di puntello ( reciproco ) delle diverse e prolificanti associazioni politiche e di mestiere, il cui Guru è stato quel Ponzellini, eletto con il voto determinante delle categorie sindacali. La piccola Cassa di Risparmio di Ferrara, guazza nel suo rigagnolo; latitano i soldi pubblici e i potenziali acquirenti. Finora, si diceva, nessuna banca ha chiuso: i finanziamenti comunitari si rivolgon loro in prima battuta perché siano più sicure nel concedere prestiti, ma loro si rafforzano patrimonialmente e restano immobili o continuano a dissipare senza ritorno. Per questo si propongono di distribuire tutto il personale amministrativo in altri ambiti e categorie professionali, in questo supportati non da una politica facilitatrice, bensì dissimulatoria, che è la ragione di sussistere e, quando è possibile, prosperare, dei sindacati confederali.

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