giovedì 12 settembre 2013

Riscontri?

Cortese ( da curtis ) dott. ( nella supposizione che lo sia ) D., fido liberto P., anch'io ho riscontrato la pregiata Vostra del 08 Luglio c.a., ma non vi ho riscontrato i sintomi dell'attenta analisi che Vi attribuite. Non me ne stupisco, di autoattribuzioni siete prodighi, nel trenino aziendale, componendo il quale, in posizioni di testa, vi confermate tutti al seguito di A., qualunque insipienza pronunci, pubblicamente o privatamente. Non ci sarebbe stato motivo di scomodarmi - scusatemi, ma del Vostro incomodo non me ne importa niente - per sentirVi risalmodiare quanto già salmodiato dal direttor di Sede, sull'abbrivio di un giocattolo meccanico. E' chiaro che siete l'uno la gemmazione dell'altro, in un meccanismo capzioso, affine a quello delle sette. Nel leggerVi mi avete suscitato un ibrido sentimento di disgustata pietà, sia per il povero pendolare, che sta imparando a fare l'avvocato del padrone da un vecchio arnese d'azienda, sia per quel vecchio, mio coetaneo, impenitente della veronica, ormai priva di appeal. Mi ero impegnato a fare straordinario sostenibile - come ogni cosa - contro retribuzione o recupero e mi ero sentito dire: "se lo faccia pagare, dica che glielo ho detto io", poi, alla prima verifica, si è delegato lo spin doctor dei Santi, che mi ha fatto telefonare, nel tardo pomeriggio lavorativo dal responsabile organizzativo, a proposito di una video conferenza alla quale ho assistito per un quarto d'ora, incuriosito dalla, del medesimo, "partecipazione speciale". Voi ci fate, simulando di esserci, senza curarvi di apparire degli imbelli, solo compiaciuti, in cuor Vostro, di fare imbelli gli altri. Non riesco neppure a provare un sentimento definito, il che, forse salvaguardandomi, mi impedisce di reagire come sentirei di dover fare. Figurarsi, quando mi si ribadisce il penitenziario degli infedeli, dall'alto di una dottrina dissimulatoria che si è valsa finora dell'azione sinergica di un ambiente normalizzato, a mascherare la volontà di imporsi sugli altri con la forza e che si è alimentata di torpore e insensibilità conformistici, che, se non fossero palesemente specifiche del Vostro fortino, inquieterebbero, invece di provocare solo abbassamenti scrotali. Cinque anni di incalzanti successi, poco meno di mancati riconoscimenti, tralasciando le espropriazioni improprie, precedute da pretestuose sanzioni senza altra cura che replicare alle osservazioni prodotte in risposta con un "non sono utili, nè accoglibili" o qualcosa di simile. Che cosa sarebbe stato accoglibile, un atto di abiura e di sottomissione? Come dire: "abbiamo ottemperato all'officio formale e poi abbiamo riaffermato il nostro arbitrio". Ma davvero, cortese dott(?) D. alla nostra età, Le pare concepibile che ci si possa preoccupare dei pop up, elemosinare di svolvere il Debcre, dato che è impossibile entusiasmarsene, come richiestomi, che dopo una giornata passata a smaltire, con qualche aforisma defatigante, sempre le stesse, a volte insopportabili facce, non abbia altre aspirazioni? Quale significato vorreste attribuire al mio agire, che riempie la mia giornata di ritmi e di pesi, che, "quando l'ora volge al desio", non vedo l'ora di deporre, per uscire e non essere più molestato dall'incessante incalzare di reiterati, frenetici gesti e concitate parole, accompagnate da un ritmo podistico uniforme che pare il frutto dell'addestramento di un Corpo militare? Ai nostri "bersaglieri" io devo, comunque, allegria, sopportazione ( reciproca ) e apparente amicizia, sempre insidiata dalle Vostre sistematiche interferenze. Per loro, che per necessità, si sono fatti irretire nella Vostra macchina spremitoria e priva di rispetto per chi Vi consente tanti vantati guadagni, ma che nega loro ogni istituto contrattuale di settore, ogni gratificazione economica che sia supportatrice di quella solidarietà sociale che non è nella Vostra genetica, sui quali scaricate le Vostre macroscopiche lacune organizzative, solo perché si sono lasciati condurre per mano, come dei bambini fiduciosi o bisognosi, nella macchia dei Vostri desideri e che non possono aspirare ad altro che alla consolazione, senza effetti, del Vostro cappellano-sindacalista, provo affetto e spero che possano efficacemente affrancarsi dal vostro sfruttamento. Non voglio che si riverberi il mal di stomaco che mi ha colto, dopo il deprimente e per tanti versi tossicologico colloquio che ho avuto con le SS.VV. illustrissime a Reggio nell'Emilia, senza neppur una licenza di qualche ora per potere ripassare la mia perorazione. Non dica che alle ore 12,05, quando si è conclusa la sua telefonata spicciativamente informativa o puntualizzatrice con il RDE, lo ha invitato a congedarmi, per consentirmi di "mangiare". A quel punto ho preferito partire alle 13 meno qualche cosa, per limitare al minimo la mia permanenza in luogo alieno - parlo della D.G., credem'a me -, così complicato e intrigante nelle sue dinamiche culturali, strutturali ed organizzative. Ah già, dimenticavo il pop up. Di tutto quello che ci siamo detti, compreso che io, alla Sua ennesima provocazione, ricorrendone le circostanze storiche "Le avrei tagliato la testa", non c'è il minimo cenno - mi lasci indovinare: a mio beneficio - ed è stata stravolta, interpretativamente, la mia osservazione sul target - glielo confermo, quasi esclusivamente economico, dei clientes del Credem'a me - e sulla mia sensibilità verso i loro domestici e affittauri, meno verso le loro escort, ma solo per autotutela. Mi è ormai chiaro che non varrebbe la pena di parlare con Voi, perché non ne ricorrono i presupposti, ma, per contrastare le Vostre piccinerie, bisogna farlo, quando è necessario e previsto. Non sapendo che dire tranne pop up, Debcre ecc., ritorna(te) sulle chiavi, che non posso detenere, perché afflitto da bassa pressione, indotta da farmaci, da molti anni a questa parte, che mi lascia in condizione di parziale astenia fino alle ore dieci a.m. Ma a Voi che ve ne frega? Si apre una lacuna - anzi se ne chiude una - nel "puntuale" accesso degli inquilini del Vostro condominio, che fu la gloriosa Ferramenta Morassutti, quando via dell'Indipendenza era una strada meno mal frequentata. Nella vita ci vorrebbe pietas, come la intendevano gli antichi, ma solo verso gli animi nobili, di cui Voi non fate parte. Siete solo dei replicanti. Seguace del Fato, l'ho assecondato verso la peggiore destinazione possibile, ai margini, anzi fuori dalle prassi del credito e Vi dirò che, questa scelta, per paradosso, mi sta fornendo informazioni e contributi interessanti, a me, che, pur avendovi trascorso gran parte della mia vita, del credito, in versione pilatesca e piratesca, importa quanto ai fiorentini della loro Beata più citata. Il mio senso di giustizia reclama, per me come per chiunque, il rispetto degli impegni scritti con il cedente che non prevedono per noi, venduti insieme alle agenzie, il VAPR, che non riconoscete, unici nel sistema bancario, a nessuno dei Vostri dominicali lavoranti, bensì il mantenimento dell'ex premio di rendimento ( ampiamente scontato in fatica quotidiana ), cifra fissa e in via di progressiva svalutazione, di cui godevamo presso una banca, criticabile finché si vuole, ma una banca, che Voi avete stravolto in premio, attribuibile solo in base agli automatismi di una macchina, per evitare analisi e deroghe, che presupponendo specifiche responsabilità, implicherebbero conformi inquadramenti. Perchè a Voi incassare piace, ma pagare Vi fa venire quella pellagra di cui beneficiavano i Vostri braccianti, all'epoca della Vostra accumulazione originaria. Riconducete, per questo, la Norma alle regole della casa. Basterebbe questo per indurmi alla più profonda cautela nei Vostri confronti. Venticinque anni di esperienza sindacale, condotta fino alla Segreteria dell'Organo di coordinamento di una banca ben più complessa ed insidiosa della Vostra, che è potenzialmente letale, ma priva di sfumature, mi hanno educato a ben altre cautele. Ma Voi date disagio, il disagio che si prova con chi bleffa. So bene di dover queste vicissitudini all'anguilloide natura di figure cerimonialmente velenose, sguscianti in un contesto chimico tossicologico che conoscono o presumono di conoscere bene. Costoro non contemplano attriti, amanti come sono del massaggio corporeo lubrificato. Per un periodo ne avevate, in parte, superato la configurazione, ma qualche cosa non tornava e li avete riesumati, anzi implementati. Io voglio i miei soldi perchè mi sono dovuti. Nel confermarVi la mia ragionata mancanza di fiducia, Vi ribadisco, inoltre, che io ho bisogno di contributi, che accumulerò con il lavoro negli anni a venire, che gradirei non fossero caratterizzati dal mobbing dissimulatorio che ha segnato quelli che sono trascorsi e che, constato, si sono intensificati per la Vostra orizzontale propensione alla ubbidienza cieca. Nessuna drammatizzazione, sia chiaro; le perversioni nascono dagli apporti individuali al proprio adattamento conformistico, di ruolo e di circostanza, verso obiettivi reddituali e vanitosi, a costo di assumere il sembiante dei maggiordomi, ammantati di goldoniani manierismi, ai quali vorreste che si subordinassero e si uniformassero le categorie strumentali. Si produrrebbero ( le perversioni ), con qualche variazione, in ogni contesto aziendale. Il fatto è che io non ci sto. Resto, in questo senso, coerentemente indisponibile. Convenzionali saluti. Pier Paolo Castellari

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