martedì 10 settembre 2013

Riduzionismi ingiusti.

Quella che sembra una deriva di civiltà in Italia, non è che una conferma del nostro contegno istituzionale. In ogni circostanza critica, si persevera nella delega di responsabilità e nell'accomodamento..comodo, a costo di abdicare alla propria indipendenza, se gli interessi combinati - privati e di categoria ( politica, nella fattispecie )possono essere salvaguardati. Dell'interesse pubblico, chi se ne frega. Il giudice di un reo condannato in via definitiva è stato lapidato dai corifei del reo, come in pieno feudalesimo, nessuno lo ha difeso, anzi è andato progressivamente soggetto a configurazioni sanzionatorie da parte degli organi che avrebbero dovuto assumerne la rappresentanza. Non ha detto niente che non fosse nelle sue facoltà di cittadino, non ha anticipato sentenze, già pronunciate, né motivazioni, ma è stato trascinato sul banco degli imputati, reo di non aver assolto il colpevole. Se lo avesse fatto sarebbe stato, brevemente, incensato. Il tardo Presidente della Repubblica sacrifica ogni libertà e dignità alla mitica, per lui comunista, unità, anche nell'abominio, purché sia "unitaria". Una meschina "reductio ad unum", simile alla filosofia di Platone nella riduzione di Plotino, pur sapendo che "de minimis non curat praetor".

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