domenica 1 settembre 2013

Il porcaio, ovvero la democrazia possibile.

Che ne è stato degli intellettuali praghesi che contestaromo la presuntuosa dittatura comunista nel loro infelice ma evoluto Paese, sempre tradito e per questo consapevole di dover contare solo su se stesso per sopravvivere e conservarsi? Gli estensori di Charta '77 sono, credo, tutti morti, uno di loro, Vaclav Havel è stato anche Presidente della Repubblica. Un suo epigono, Topolanek, più recentmente, scondinzolava, con la coda anteriore, a bordo piscina della villa sarda di Berlusconi. Le altre nazioni anticomuniste erano - solo negli ultimi anni di crisi economica dell'Impero sovietico - agitate da forze politiche, morali e spirituali ( oltre che da robusti interessi da recuperare ) - diverse e sovrastrutturali ad una matura consapevolezza culturale: la Chiesa nazionalistica polacca, l'astuzia appresa nel '55 in Ungheria, dalle decine di corporazioni ( i piccoli proprietari terrieri, i piccoli proprietari di case, ecc. ) che erano rimaste impresse sullo sfondo, dopo la presa del potere assimilatrice, alla fine della seconda guerra mondiale, dei comunisti. I Cechi erano stati abbandonati alle truppe sovietiche dal Generale Patton che occupava il loro Paese, in seguito alle decisioni di Yalta e si erano vaccinati contro le illusioni del luccicante mondo libero e, soprattutto, contro la sua labile moralità. Oggi si trovano in balia di un padrone non meno arbitrario e anche la corruzione vi ha trovato la sua sedimentazione, in forme esplicite e dirette, non cerimoniali ed ipocrite, come da noi. Quella generazione di intellettuali ha quindi perso. Che almeno la loro indomita indipendenza non sia prostituita a fondamento di società che con le loro aristocratiche aspirazioni non hanno nulla a che fare. Non c'è democrazia che tenga: la libertà è aria di vetta.

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