martedì 24 settembre 2013

Apoteosi commerciali.

Telecom è diventata Telefonica, dopo anni di lesina e dopo decenni di finanziamenti, all'incontrario, a Mediobanca e a Generali, cardini finanziari della nazione, dove, in rapido volo, è passato Cesare Geronzi, l'ultimo garante degli equilibri, prima di pensionarsi con una buonuscita da nababbo. Alitalia, dopo pochi anni di pessima gestione privata, non migliore della vituperata gestione pubblica, sarà prima divisa dal punto di vista azionario esattamente a metà con i pazienti manager di Air France. Pazienti, ma implacabili e si badi che si tratta di manager statali, come quelli della Renault e della Citroen, che sanno gestire efficientemente le aziende del loro Stato. L'economia privata è affrancata, separata dalle economie nazionali, l'azione dei Governi è sterilizzata; una società privata di un Paese in crisi, come la Spagna, può fare razzie sui mercati mentre lo Stato di appartenenza è costretto a ricorrere ai prestiti dell'Unione europea, cioè dei Paesi ricchi dell'Unione. Non si dimentichi che le incursioni nell'azionariato delle altre società cominciò con il Governo D'Alema, aedo entusiasta di Roberto Colaninno, che spronò alla conquista di Telecom all'epoca della sua privatizzazione ed il cui figlio è ora un importante deputato del PD, che la creazione dei grandi Gruppi bancari fu pilotata da Romano Prodi e che, solo la verve propagandistica di Silvio Berlusconi arruolò un gruppo di imprenditori privati, fra i quali spiccò ancora una volta Roberto Colaninno con altri quattordici soci a cui fu regalata l'Alitalia residua, mentre Romano Prodi voleva venderla tutta e per intero alla compagnia di bandiera transalpina. I "patrioti" ottennero rassicurazioni circa il grosso business che intersecava, quando non atteneva direttamente ai poteri dello Stato. Fra l'altro, esiste un patto di sindacato, garantito dallo Stato, fra i "patrioti", che al quinto anno ( appunto in scadenza ) di detenzione della proprietà della Compagnia (ex) di bandiera, prevede la loro uscita tutelata sul piano degli scarsi capitali investiti. Ne usciranno certamente con un guadagno, di che entità si vedrà a cose fatte. La crisi latente precipita mentre domani si annuncia una pubblica stima dell'Unione europea,circa la prolungata e ignorata, come le catastrofi naturali prevedibili, frana economica dell'Italia. Con addestrato riflesso, chi possiede vende tutto il vendibile e ci lascia solo un ammasso di macerie, dopo l'ennesimo sciaccallaggio, oltretutto. I partiti e gli pseudo partiti non rinunciano, infatti, a farsi finanziare dai cittadini, o, in subordine, vogliono sancire la non punibiltà penale delle previste malversazioni. Nuovi orizzonti del diritto, in una nazione saccheggiata.

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