giovedì 12 settembre 2013

Il cattofeudalesimo.

Ormai è evidente. La pretesa di essere giudici e legislatori di se stessi è una deformazione, una sotto cultura della classe imprenditoriale italiana. Marchionne ha voluto fare del diritto consuetudinario, fra l'altro, prima di creare una consuetudine, e ha sanzionato ed estromesso l'unica entità che vi si è opposta. I Riva, autentici delinquenti, ladri di salute, intercettati, per il loro esclusivo profitto, sottoposti a sequestro, rilanciano ricattatoriamente con la chiusura, ( la serrata è illegale e incostituzionale ) certi dell'appoggio vandeano di miserabili ( in tutti i sensi ) maestranze sotto la guida di CISL e UIL e dei politici locali. Pretenderebbero di continuare ad arricchirsi alla "cinese" e a man salva. Berlusconi è alla sua ultima inqualificabile recita, dopo essersi aggiustato tutta la legislazione che lo riguardava, attraverso lo strumento di una masnada di politici, comprati e mantenuti come le olgettine. Tradito dallo spread, sta ora ricattando una compromessa, ricattabile e, per questo tremebonda classe politica, completamente inadeguata alla gestione ed alla rappresentanza in questi tempi difficili, da lei stessa creati, con il postulatorio concorso della società (in)civile, alla continua ricerca di benefici clientelari, dei quali si sono fatti e si fanno postulatori i sindacati complici insieme alle emanazioni sociali della Chiesa cattolica, oggi rappresentata, solo scenograficamente, da un alieno. La retorica sull'impresa creatrice di ricchezza non deve più consentirsi senza una chiara riforma dei comportamenti di un'imprenditoria assistita e poi autoassistitasi. Una riforma che non si trasformi, provenendo dal seno stesso delle entità storiche contestate, in un'altra controriforma. Sarà durissima.

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