venerdì 27 settembre 2013
Precipitati.
In Grecia le Università pubbliche sono chiuse per protesta, prima della chiusura per insostenibilità che si preannuncia.
Da un mese si consumano cibi scaduti in confezione, la televisione di Stato ha sospeso le trasmissioni, dopo la revoca
della sua chiusura. I dipendenti non vengono pagati e il messaggio non è più ricevuto. Un modo diverso di chiamare la
stessa cosa. I suicidi a grappolo dei primi tempi dell'austerità non si sono più ripetuti, oppure, più probabilmente,
hanno perso l'aspetto della protesta autolesionista; sono discreti, nascosti. I pensionati continuano a cibarsi degli avanzi
commestibili recuperati dai cassonetti, i plotoni di statali licenziati, in un Paese che, nei centri urbani, è composto solo
da statali, stanno diventando un esercito. Saranno 1.700 i docenti universitari da licenziare. L'istruzione pubblica, che
è l'unica possibilità di acculturarsi del popolo e di tentare di conseguire qualche utile impiego, al netto dei posti
riservati, decade, come sempre, in un periodo di immiserimento, di povertà diffusa. Come si può contrabbandare la
"necessità" di restare in un contesto che la esclude ( a torto o a ragione, non importa ) di una intera nazione? Dietro
la paratia dei nominalismi, bisogna individuare la natura vera della strana Unione, non per pretendere di rimanerci a
tutti i costi, ma per sapere a chi e a che cosa giovano gli scempi sociali e umani di un'intera popolazione urbanizzata,
dato che nei paesi e sulle isole, gli indigeni, lontani dal "progresso" e dalle sue inspiegabili leggi, vivono senza patemi
una vita tranquilla.
In italia prosegue lo psicodramma degli impegni sotterranei non rispettati, un fac-simile della trattativa storica fra lo Stato e
la Mafia. Le sentenze della magistratura, almeno quelle che hanno riguardato e riguarderanno Berlusconi, non
c'entrano, hanno anzi intersecato le manovre per costituirgli un salvacondotto, secondo il lavorio hunderground e i
disequilibri che hanno cassato sia i tentativi del PD di andare da solo al Governo, sia - per ora - le aspirazioni
quirinalizie di Romano Prodi. Da non dimenticare che i P.M. di Palermo hanno di nuovo citato fra i testimoni chiave
dell'intreccio mafia-istituzioni, Giorgio Napolitano, se non altro per la conoscenza che ritengono abbia dei fatti. La crisi
di sostenibilità del nostro debito pubblico sta mettendo a repentaglio il reciproco gioco del reggersi la parte. Per
quanto possa essere pericoloso e drammatico, foriero di riequilibri malmentosi, io spero che ne possa scaturire almeno una dinamica di miglioramento. Altrimenti, infatti,
non si muoverà foglia, in barba a chi, di sacrificarsi, non ha mai smesso.
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