domenica 8 settembre 2013

La guerra liquida

Io non so se la pace a tutti i costi sia sempre la miglior scelta. E' certamente vero che attraverso un dalogo fitto e sottile nello stesso tempo, si potrebbero neutralizzare le tentazioni semplificatrici, ma è probabilmente altrettanto certo che questo potrebbe avvenire solo a livelli teorici, che sarebbe cioè appannaggio di intellettuali disinteressati e inclini, non solo a trovare le probabili convergenze, ma anche ad accettare serenamente le sicure divergenze e incompatibilità. Si finirebbe in un'analisi infinita, ricca di spunti culturali, ma senza esiti concreti, ai quali la violenza concorre anche nelle particolarità delle dottrine che si oppongono, prevalentemente, ma non assolutisticamente ad essa. Nell'attuale fase storica, più che a conquiste territoriali o a colonizzazioni dirette, si punta a smantellare strutture ed istituzioni rigide, frutto degli equilibri della Guerra fredda e a interagire fluidamente ( finanziariamente ) con esse, anche a costo di dare la stura ad ogni arcaico antagonismo, di solito terroristico. Le contese indotte non si risolvono da sé e, probabilmente, finirebbero per sancire la preminenza del potere ufficiale, senza il sostegno occulto delle potenze interessate alla destabilizzazione regionale, che, alla fin della fiera, prendono in mano risolutivamente la situazione, assestando una mazzata mortale all'istituzione obsoleta. Provvederanno i tribunali locali a condannare a morte il despota prima ossequiato, ma dopo la sua fine, la società sarà esposta alle lotte sanguinosissime e, a loro volta, senza esito delle fazioni, mentre un'istituzionalità aliena sovrintenderà a se stessa, conformemente agli interessi dei liberatori. La risoluzione, impossibile, dei problemi, verrà, per questa via, rimandata a nuove prove di forza, nella calcolata speranza di tenere sotto controllo un gioco pericolosissimo, soprattutto quando gli appetiti intorno ad una preda apparentemente piccola, si vanno ingigantendo, perché coinvolgono molti e variegati interesssi che la regione in contesa contiene e rappresenta. Contro Assad si doveva intervenire subito, senza attendere il ricorso a gas venefici, non si sa da parte di chi e se comunque in possesso degli insorti e procurati da non si sa chi, se l'oggetto del contendere fosse stata l'inammissibilità della crudeltà dinastica della sua famiglia. Ma così non è, non è mai stato, anzi, la crudeltà sempre dispiegata dai liberatori potenziali e sempre spiegata con un linguaggio accettato dalle comuni culture a cui si rivolgeva per giustificarla, è del tutto analogo a quello con cui il dentista di Damasco si giustifica con la societa inclusiva siriana.

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