sabato 15 settembre 2012

Pradossi apparenti.

Cesare Romiti, il politico romano che Giovanni Agnelli preferì all'Ing. Ghidella come amministratore delegato della FIAT, ha affrontato da un'ottica non ortodossa per un dirigente industriale, il non compiutamente dichiarato abbandono della sua ex società del mercato nazionale. "quando una società automobilistica abbandona la progettazione, ha deciso di chiudere, anzi, è già morta. La colpa è stata dei sindacati che non hanno fatto niente per contrastare la dirigenza attuale dell'azienda. Tutti, tranne la FIOM". Nella dialettica sociale, inutile farsi illusioni, il sindacato è sempre stato utile, anzi necessario, ai padroni delle aziende più strutturate e di maggiori dimensioni. Ora, anzi, da un bel po', che, indebolito e senza prospettive,cerca di "codeterminare" ecc., contribuisce solo ad provocare dei guai. Diego Della Valle, il calzolaio, che sta facendo a sportellate con tutti e in ogni dove riesca a mettere piede, ha, a sua volta, attaccato la dirigenza della FIAT, il suo languido Presidente e il suo lanoso Amministratore delegato, rivendicandone la furbezza cosmopolita e rivendicando, invece, il suo orgoglio di essere italiano. Della Valle senior era già riuscito, nei mesi scorsi, a interrompere il processo di appropriazione - per conto terzi - di Cesare Geronzi dei Centri decisionali dell'economia ( Mediobanca ) e della finanza ( Assicurazioni Generali e anche banca Generali, da Geronzi voluta, come che Banca! poco prima, per ospitarvi i movimenti e i capitali dei suoi trecento mandatari, raddoppiati con Generali, che delle banche generaliste, per alcuni traffici non si accontentavano ), va adesso all'attacco della FIAT, nello sforzo di accreditarsi come l'astro nascente dell'imprenditoria nazionalista, anche dopo il diluvio. Luca Cordero di Montezemolo, che della Fiat è stato figlio bastardo, come del suo Presidente, ripetutamente provato in numerose imprese, nelle quali, addestrandosi, combinò dei disastri, replicati subito dopo in nuovi incarichi ( una spesie di Lapo, per intenderci, che almeno di vite, per eccesso di stimoli, mette a repentaglio solo la sua ) è insorto contro il suo socio nell'alta velocità e gli ha rimproverato il linguaggio poco consono ad un imprenditore e via balbettando. Le appartenenze, anche non dichiarate, le affinità, sono molto condizionanti nella nostra imprenditoria e ne determinano la feudale disarmonia. Da ora in poi, su Italo si divideranno anche gli scompartimenti: quelli di Luca Cordero manterranno le poltrone Frau, quelli di Della Valle, offriranno babucce griffate a chi le preferirà. Comunque i due soci, si divideranno i ricavi e li investiranno nei loro strumenti, con i quali alimenteranno nuove polemiche, stando però bene attenti a non farsi male. Purtroppo, l'imprenditoria italiana, sviluppatasi nel corporativismo fascista, si è poi adagiata nella tutela, nei privilegi e negli aiuti di Stato e non ha mai cambiato mentalità. Si è solo affidata ad alieni ambientali per trasportare altrove e, tendenzialmente, in nessun luogo, la ricchezza e, subordinatamente e se possibile, l'impresa. Gli imprenditori veri non risparmiano le parole e i toni, quando servono, ma soprattutto non lesinano le aggressioni finanziarie, le appropriazioni senza riguardi, la fagocitazione dei concorrenti, la pubblicità negativa, pur di affermarsi sui competirtors, in campagne di accumulazione di ricchezze che, anche se un giorno fossero da abbandonare, avranno già comportato accantonamenti per il resto della vita propria e dei propri discendenti. Il Governo tecnico chiederà chiarimenti a Marchionne. L'appuntamento è già stato accordato, i chiarimenti non sono necessari e, quindi, anche se verranno - e non credo - non saranno impegnativi. Accidenti a questi imprenditoruccoli litigiosi, dovranno aver pensato il Passera e la Fornero, che, per stizza, ha anche pianto, si facessero i cazzi loro senza crearci dei problemi, che non essendo politici, dopo le scontate dichiarazioni e le assicurazioni del caso, come per i terremotati di ogni contrada, lasceranno le cose come stanno. In questo, ha ragione la Camusso: dobbiamo aprirci agli investimenti stranieri nei settori che abbandonano l'Italia. Sembrerebbe un'ideologia di mercato, ma, parole a parte, su questo fronte continuano a rimbalzare.

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