martedì 11 settembre 2012

La famiglia..siamo noi.

Come nei notiziari cinematografici dell'Istituto Luce, il blog aziendale, non bannato, ci ha recato, in un profumo estivo di luoghi comuni e aperti, certezze e festosità. Le nozze, come fatto privato o come avvenimento pubblico, che comporta un coinvolgimento sociale, come istituzione religiosa o civile in concorrenza fra loro, sono fenomeni ricorrenti e crescentemente noiosi, ai quali mi sforzo di partecipare, come a qualche funerale. Eros e thanatos sono sempre correlati a effluvi di poesia, come le nascite del resto, poesia, ben inteso, ufficiale. Ho scoperto che anche noi - ma poteva essere altrimesnti? - abbiamo in area la nostra Evtushenko, poeta, non banale, del Cominform sovietico, aedo di corte, anche se io gli ho sempre preferito Majakovski che cantò la Rivoluzione, ma poi ebbe la dignità di suicidarsi. Alla nascita, al matrimonio ( riproduzione ) e alla morte, la trimurti o trinità della vita, simbolismo della materialità biologica, calendarizzate in scadenze convenzionali delle rappresentazioni claniche di ciascuno nella sua progressione, unitaria e diversificata, una, duplice e trina e multipli, non si era mai affiancata, nella mia esperienza, la dimensione aziendale, di squadra, di area operativa o commerciale di riferimento. Appare, quasi, come un raggio minore di luce rifratta della Famiglia proprietaria, nella quale l'assimilazione di ogni nuova consacrata ( le mogli ) avviene con l'attribuzione di un compito all'interno della ragnatela societaria, costretta nella quale potrà e dovrà agire conformemente alla trama. Nelle migliore tradizione feudale, in simbiosi con le costumanze bucoliche, il riflesso del prisma illumina anche i famigli, per acquisto diretto o per adesione matrimoniale, cum manu, per impossessamento, dicevano gli antichi Romani. Ho sempre avvertito la presunzione, aleggiante, di essere una specie eletta, all'interno della quale una passiva e stolida acquiescenza uniforme, prevedeva segretate punizioni per ogni accenno di contestazione, che doveva necessariamente rimanere confinato nella sfera individuale, ma la rituale influenza, rivolta a quelle tre donne, che capiranno in sede conviviale quanto siano state fortunate a coniugarsi con tre esemplari maschi della nostra Famiglia, quella che nel sacrificio celebra il suo rito collettivo, mi conferma nella mia originaria avvertenza. Che dire, poi, dopo averne accennato, dei figli della nostra Gens? Se la notoria malizia femminile avesse fuorviato i nostri tre maschietti, sappiano, le Fortunate, che non saranno ammesse diserzioni, che costituirebbero un vulnus alla coesione, più totalizzante che condizionante, della dinastia vicaria. Tanto lirismo, intriso di autoritarismo, in circostanze che potrebbero proporre, in autunno, una separazione in atto o una gravidanza evidente, casomai già nel filmino della cerimonia che ciascuna coppia dovrà partecipare, divertono ma anche inquietano per la cultura che comunque sottendono: una autentica convocazione, ovviamente fuori orario. Non tutti conoscono le spose...tutti le devono conoscere, speriamo non biblicamente, come in numerosi riti arcaici, ma, anche in questa evenienza, sarebbero sempre figli nostri e mater semper certa est. Si, si, tutto si sposa: se, dei clienti, ben 980.000, vogliamo sapere tutto, a maggior ragione, dei 5.700 dipendenti e pertinenze vogliamo e dobbiamo sapere tutto. Non tollereremo sedizioni, neppure domestiche. L'estate, spensierata e coniugale è finita, dopo una media di anni di vacanze brevi e di prova, siete mariti. Ne prenderete, ne prenderanno, ne prenderemo atto. In compenso ho scoperto una poetessa. E poi dicevano che il letterato della banca ero io. Chissà se avrà scritto per vanagloria, come me. Sono ancora intriso di sentimento, che un servizio fotografico - questa volta realizzato bene - mi porta in piazza, a Rimini, dove, abbandonate le tende, siamo arrivati con il camper. Prodi, Veltroni, Beppe Grillo e adesso noi. Molti mesi fa, lo dissi: ci manca solo una televisione per diventare un Partito, lo slogan è già pronto: Credem'a me! Sorrisi, magliette griffate, gadgets, promesse di buoni benzina e primi acquisti a carico nostro, successivi all'apertura di un nuovo conto ( mai nessuno che premi la fedeltà, come se fosse acquisita )e uno sfumare della rassegna verso il tramonto e l'illuminata bellezza delle architetture nella notte sopraggiunta. Quando si lavora con gioia non si sta certo a guardare l'orologio. Poche righe, chiosate dal solito saluto e imput di "buon lavoro!" chiarivano la strategia festaiola: la crisi della raccolta va contrastata con le sagre paesane, la professionalità, le tecniche, il ponderato consiglio sono da tempo remore; il cliente va carpito con la pubblicità, il rumore, il riso e l'informalità. Abbiamo bisogno - mi pare, per la decima volta in tre anni scarsi, di un incremento dello sforzo, a parità di retribuzione, sul fronte della raccolta - viene ribadito - per poi impiegarli - mi sembrerebbe normale e ovvio, se venisse spiegato anche a chi e in che misura. Canone segreto n. 33. Ma che importa, tutto questo, se si è una famiglia?

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