sabato 22 settembre 2012

Criteri di sostenibilità

I criteri di sostenibilità che trapelano fra le maglie, apparentemente spesse, del pensiero unico reddittuario, si rivelano alquanto tradizionali, tutt'altro che innovativi. Marchionne ha chiarito pubblicamente - non avrebbe dovuto e potuto farlo a quattr'occhi? - che FIAT sta solo dove l'85% dei finanziamenti viene dallo Stato e, dopo ogni finanziamento, si gode di cinque anni di esenzioni fiscali parziali, che ammortizzano l'invenduto, anzi, probabilmente procurano un utile. Altrimenti, si deve evadere. Peccato che, in italia, si farebbe sia l'una, sia l'altra cosa. Uno di questi paesi è il Brasile, autonomo da vincoli comunitari o unionisti, uno Stato continentale in piena espansione e senza vincoli, il cui asserito beneficio, per noi, è sempre più misterioso. In giro per il mondo, qundi, queste condizioni si trovano, per cui: Europa addio. E' tutta quì la superiore abilità del manager lanoso? Sì e nel solco di una italianissima tradizione aziendale FIAT, per di più. E'sempre più lecito chiedersi a chi giovi l'Europa. Realisticamente, può giovare a noi, come popolo? Contributi pubblici e buoni rapporti sindacali con tutti. Ecco la ricetta, non più attuale, della sostenibilità. In alternativa, un corporativismo diffuso o la liberarillazione del mercato, che, però, comportando, come suo corollario, una liberalizzazione dei costumi familiari dei lavoratori, è osteggiata dalla Chiesa e da gran parte della politica, anche di quella che si dice, invece, favorevole. Oggi sembrano tutti liberali, ma le percentuali di quel partito, quando c'era, sono sempre state minime. Bisognerebbe, inoltre, liberalizzare quello che non c'è, al Sud. Passera che fa parte di un Governo che ha inibito i prepensionamenti o esodi incentivati che dir si voglia, ma che fa ancora parte, insieme alla Fornero, della banca che, per prima, ha ripreso a praticarli, pensa, per deformazione mentale, di potersene valere anche nell'industria, o meglio, in quello che ne rimane. In cambio dei ritorni sugli affidamenti e a carico delle banche? Tranne una. Un'economista greco, docente in Australia, ha denominato l'azione dei mercati "il Minotauro globale". Globalmente considerato, sarà un Minotauro, ma, in un'ottica localistica, a me sembra che il Gattopardo si sia rimesso all'opera. Il mercato vero e la sua ideologia fanno paura nei Paesi latini e cattolici. La Chiesa, se ne è già accennato, sa che ne consegue lo sfarinamento familiare di massa e lo osteggia in favore del corporativismo sociale. Anche per questo, di questi tempi, la CISL - più estremista della CGIL, ai tempi della contestazione - gode di un privilegio para-istituzionale, anche se non del favore delle masse, mentre la CGIL - sempre per ora - è stata precipitata all'inferno, dove peraltro gode di numerosa compagnia. L'impostazione "sostenibile", tanto pasticciata - come tutto - in Italia, è ben presente in Europa, a cominciare dalla Germania, ma è contraddetta da una forte, varia e trasversale - anche nel PD - spinta liberale e economicistica. Sempre per ora, da noi, l'esito è noto: il Poverini show, la cosiddetta destra sociale e sindacale.

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