lunedì 24 settembre 2012

Mezze stagioni.

Entro la primavera del prossimo anno, al più tardi, si concluderà la sedicesima legislatura dell'Italia repubblicana, che, dopo essersi avvitata in interminabili diatribe e strumentalizzazioni, ha conosciuto un'accelerazione dinamica e normativa, impensabile per le paralizzanti procedure parlamentari della prima e della seconda Repubblica. Personalmente non amo questa denominazione delle fasi politiche nazionali; vi intravedo, infatti, una ricercata continuità negativa col passato. So che le palingenesi sociali e civili sono utopistiche e che, proprio per questo, vengono agitate dagli innovatori da fiera di paese. Eppure, qualcosa di traumatico si è verificato dopo un lungo lavorio sotterraneo, che è sfuggito ai più. In questa fase pre elettorale si lavora con lena, soprattutto giornalistica e con gli alambicchi della chimica parlamentare, per bloccare, per un tempo indeterminato, il sistema a-rappresentativo che si è artatamente creato. Addirittura, Re Giorgio ha dichiarato che continuerà a vigilare sul rispetto degli impegni che la U.E. ci ha imposto e da cui ha tratto spunto per sovvertire la dialettica democratica. Sta di fatto che Re Giorgio, la prossima estate non sarà più al Quirinale e la sua vigilanza, quindi, sembra pilotare la successione..su chi, se non Monti? Stesso percorso di Ciampi: Presidenza del Consiglio, della repubblica, laticlavio a vita. Prima il laticlavio, invece, per Monti ed è stata una brutalizzazione non da poco. Quindi, sembrano dire: le elezioni che si terranno, non conteranno, se riusciremo a mantenere il blocco ( arco ) costituzionale? nel quale l'intervento del Capo dello Stato continuerà ad essere diretto e determinante nell' allinearci all'asse europeo, in una riedizione minore dell'asse Roma-Berlino. A questa plumbea prospettiva danno il nome di Terza Repubblica. La numerazione delle successive esperienze politiche è un copyright francese: fu De Gaulle, succedendo a se stesso a dar luogo alla seconda per poi cedere agli effetti del Maggio gallicano e ripiegare in un mesto esilio a Colombay les deux églises, dove è sepolto. Si trattò, paradossalmente, di un fascismo minore, mitigato dalla Civlisation francaise, cioè, dalla cultura, ma pur sempre un fascismo, austero e militaresco. La scopiazzatura lascia trasparire una pari continuità fra le forze sociali, politiche e religiose che ben convissero durante il ventennio mussoliniano e, da allora, in sintonia sostanziale, si sono trasversalmente riposizionate, numerose volte, sullo scacchiere politico. Il Ministero Monti, si dice, è "tecnico", ma i Governi tecnici, un tempo, erano balneari, non duravano poco meno di un quaranta per cento del tempo legislativo, né si proponevano di influenzare il futuro, anzi di determinarlo. Il nominalismo, quindi, nasconde un sistema politico edificato negli ultimi due anni. La sua generazione avvenne nell'estate del 2010 e fu frutto dello scontro fra Berlusconi e Napolitano. Berlusconi perse, non ottenendo lo scioglimento autunnale delle Camere, la possibilità di ottenere l'affiancamento del Parlamento all'azione del Governo o il suo rinnovo, nella speranza che fosse nuovamente conforme alle sue aspettative di leader, indebolito da una dispora pilotata e dal voltafaccia concordato del Presidente della Camera, Fini. La debolezza e l'insidia di questi maccheggi sta nella loro non notorietà, nella loro ufficiosità che è l'unica maniera, in Italia, di semplificare le situazioni, senza poterne rivendicare la cogenza. Fu infatti così che da una Repubblica fondata sulla prevalenza del premierato, passammo ad una Repubblica presidenziale, di fatto. Impedendo lo scioglimento delle Assemblee, Napolitano inibiva il potere di governare, impedendo l'esercizio, temuto, di un potere di pressione sulla prpria transfuga maggioranza, al Presidente del Consiglio. Seguiva un anno di costituzione di Gruppi autonomi dalle denominazioni più fantasiosamente puerili, uno shopping sistematico fra le quinte colonne, con tariffari pubblici, fino all'impennata dello spread, che segnò la fine, per altre vie non ottenuta, di Berlusconi. Lui stesso, come di frequente - ma non sempre, la prima volta si era difesa dalla congiura di Palazzo di Scalfaro - mentiva, facendo mostra di "responsabilità", ma la sua uscita di scena è dipesa da un rovesciamento politico dei rapporti fra Governo e Presidente della Repubblica, da un conflitto silenzioso fra due modelli costituzionali: dal premierato al presidenzialismo. La prassi costituzionale era stata bypassata, il sistema era stato già bloccato l'anno precedente. Non si sarebbe mai andati ad elezioni e la nomina di Monti a Senatore a vita, anticipava la formazione di un nuovo Governo. Il Governo del Presidente, legittimato politicamente da lui, per l'esecuzione di una linea d'azione eurocratica che viene dall'esterno ed è subordinata agli interessi economici che vengono rappresentati ed espressi a Bruxelles. Si è trattato di un atto di forza, di un golpe bianco, nei limiti, resi angusti, della legalità formale, ma senza alcuna legittimazione democratica. Solo la forza politica del Capo dello Stato, alleata alla forza economica di una dittatura europea di banchieri e finanzieri, appartenenti ad esclusivi clubs e gruppi di decisione e di pressione. Per due anni, il Governo alieno si impone a forza di decretazioni d'urgenza e di una disciplina "bulgara", imposta al Parlamento. Il colpo di Stato sembra funzionare, i partiti, già screditati, perdono definitivamente credibilità e consensi, dopo aver perso il potere. PDL e Lega nord vengono travolti, ma il PD che cerca, con attitudine vicaria, di inserirsi nella desertificata "terra di nessuno", si trova subito in scacco: o con Monti o contro Monti. Tertium non datur. Ciò che la tecnica del colpo di Stato non ha previsto, né poteva prevedere, dato l'agosticismo morale degli Italiani, era che i medesimi, questa volta, si ribellassero, comprendessero le umiliazioni a cui questa cosiddetta "terza Repubblica" li sottopone. Non è, da parte mia, propaganda per un Movimento nato nella Rete e non privo di zone inesplorate, ancora da scoprire, ad indurmi a sottolinearlo, ma mi sembra indubbio che il Movimento 5 Stelle abbia sparigliato i giochi e tanta apprensione e dispetto abbia suscitato, a nome di tutti gli altri, nel regista Napolitano. Come neutralizzarlo? ( il movimento ) Con scoperta e troppo abusata tecnica, si è subito dato luogo alle tecniche di manipolazione che, come per la pubblicità, agiscono, sedimentandosi, nell'inconscio degli indaffarati uditori. Creare spaccature intestine, schierare le batterie dei pennivendoli, con Repubblica ancora sulla breccia, che oggi annovera "esperti, consulenti e maestri vari di pensiero, definirlo, qualificarlo, ridurlo ad una categoria politica già nota e dispregiativa. Monti stesso si è profuso in definizioni: populismo, tendenza all'antagonismo, antipolitica ( proprio lui! ), definizioni del tutto vuote, ma connotate emotivamente, per squalificare una forza politica, non omogena, che si è materializzata. Ancora: anticipare i risultati del voto, pronosticarli, prevederli, in modo da influenzarli e, se possibile, determinarli, un po' come le profezie autoavverantesi della speculazione finanziaria. I sondaggi orientati, pilotati. Infine, controllare i meccanismi che disciplinano il voto, ossia lavorare sulla legge elettorale, "senza la quale non si vota", tuona Napolitano, in perfetto stile sovietico, dove pur non mancavano inutili partiti oltre a quello comunista, cioè non si vota se non si sa come va a finire. Tutte queste "tecniche, continueremo a vederle all'opera nei prossimi mesi, con intento "normalizzatore". Nonostante questo, qui si parrà la sua nobilitate: se sarà un'autentica forza politica, non sarà distrutto e neppure pesantemente ridimensionato. Non basterà. Eleggere dei rappresentanti in parlamento non significa "vincere" la propria battaglia politica. La democrazia parlamentare tende al negoziato, al compromesso, alle manovre; c'è costantemente il pericolo di farsi intrappolare e neutralizzare da coalizioni e maggioranze trasversali, complesse, che riescano ad assicurare la continuità del sistema in atto, come ci sono riuscite dal "Mattarellum" in poi. Chi si candida alla diversità non deve essere soltanto un'opposizione protestataria, espressione sterile della delusione di Italiani anziani presi in giro e di giovani destinati ad un futuro di miseria: non basterebbe ad evitare il consolidamento della "Terza repubblica". Essenziale, perché questa tendenza forte sia efficacemente contrastata è che il Movimento di Grillo non si istituzionalizzi quando sarò in Parlamento: se resterà un non partito non sarà destinato al compromesso. I partiti hanno ideologie astratte, che servono loro come la carta da giocare nel negoziato politico. Le ideologie sono fatte per esere compromesse con altre ideologie. Per essere efficaci, i movimenti devono avere un bersaglio, un obiettivo: portare l'Italia fuori da questa trappola per topi, verso la quale la conducono forse troppi e sovrapponentisi furbi pifferai ( per questo Napolitano, riesumando il cinismo togliattiano nel quale si è formato, ha cercato di ridurli "ad uno" ), la trappola per topi - famelici - di questo sistema politico ed economico protervo, dettato dall'Europa e restituire agli Italiani una responsabile sovranità.

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