giovedì 27 settembre 2012

Fatalità.

Ma cos'è questa crisi? Era un motivetto degli anni '60, quando dal boom si passò allo sboom, normalmente. Eppure, senza capirci nulla, tutti ne sono persuasi e si adeguano, come le prefiche al lutto. Ciascuno si chiude nell'egoismo e si conforta nella malasorte con ciascun altro. Chi può aumenta le vessazioni o i tentativi di vessazione , per il proprio mantenimento, comprensivo di un posibile incremento. In questo, cerca e talora trova alleati, con i quali continua a lamentarsi a sua volta, cercando di aggiungere al suo coretto stentato quanti più generici sia possibile. Molti si lagnano al telefonino, parlano dell'aumento esponenziale del costo dei ristoranti, delle prestazioni voluttuarie, mentre i club privée sono pubblicizzati anche ai banconi del bar, le case da gioco informatizzate, per aggirare la legge, fioriscono nelle adiacenze dei centri cittadini. E', soprattutto, una crisi dell'intelligenza, poi dei costumi e, infine, della credulità imitativa e scimmiesca, per la quale ci sentiamo tuti uguali, omogeneizzati e normalizzati, sotto l'egida di un'entità antropologicamente simbolica che ci sovrasta e dalla quale, per la quale, aspiriamo ad ottenere favori. Per questo, a lei officiamo o, se proprio siamo sfigati, ci consoliamo, lamentandoci.

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