mercoledì 1 maggio 2013

Gesti inconcludenti.

Quel povero diavolo che ha menomato un altro disgraziato, era tornato presso la sua famiglia di origine, perché non poteva più pagare le bollette e al suo paese, in un ambiente di inoccupati e disoccupati, presumo, quindi non competitivo. Ma non si vive di solo pane..e che cosa vi aveva trovato? Un contesto sordido, popolato di figure sciatte, depresse, laconiche o grevemente irritate. Alla sua condizione di esiliato dalla famiglia che si era costituito e dal lavoro, aggiungeva il peso dell'insignificanza domestica. Si è vendicato, dunque, della frustrazione indotta dal dissolversi del suo modesto sogno di emancipazione. Alla fine, la sua rovina è consistita nell'emigrazione, non tanto in se stessa, quanto nei meccanismi, coniugati con contenuti tradizionali, che aveva messo in atto e che lo hanno rapidamente tradito e lasciato inerme. L'illusione di una famiglia, il rinculo di incongruenze nascoste. Il ripiegamento, accasciato due volte, riassorbito da quella famiglia che aveva lasciato nel deposito immobile dei ricordi. Lo smacco della scontatezza della rinuncia. Gli echi di un abbozzo di esperienza diversa lo ha agitato e, in quello stato, ha elaborato un piano tragicamente ridicolo: sperava chi i carabinieri lo suicidassero; li ha invitati a sparargli, si è lagnato e stupito in carcere per la mancata iniziativa e per la mancata reazione. E' fallito anche in quest'ultimo progetto, in ossequio ad una burocratica cautela, al rispetto di un regolamento inclusivo di ogni sorta di sopportabile infelicità.

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