venerdì 10 maggio 2013

Incertezza.

Sono stato affacendato in numerose incombenze e non ho aggiornato il blog con la regolarità abituale. Ma le faccende le ho sempre svolte e non dev'essere stato questo il motivo della pausa. E' che....c'è poco da raccontare, niente da commentare. Se una nave non sfonda una torre-ufficio e un alienato, in una società alienata, non sequestra per farne uso venereo, tre adolescenti e le trattiene per anni e anni, festeggiando la ricorrenza del kidnapping, capisco che non succede niente. Come dire..ci si affaccenda - appunto - ma non si va in nessuna direzione; si temporeggia, si sguscia fuori dai problemi, si parla e straparla a vanvera. Ma siccome le intese sono larghe e lo fanno un po' tutti, ecco associarsi al coro, non propriamente polifonico, altre voci sgraziate, non richieste, desiose di farsi sentire, a prescindere da quello che dicono. D'altra parte, media istituzionali e di cicaleggio, cantano inni all'assenza, alla confusione e al disordine dei ragionamenti: chi tace non conta, non si accredita e, ovunque si conservi un briciolo di potere, si canta in coro. L'unico luogo in cui, con mezzi da ladri, ci si contende - anzichè spartirlo - l'esistente non (ri)creabile tranne che a parole, è il sacello del denaro, proprio quello da rubare per se soli e da sottrarre agli altri, in un contesto criminale e demenziale. A volte me lo confesso: c'è un fossato fra di me, che ho memoria storica ( non vuole essere un vanto ) e la generazione adulta ma con un' esperienza lavorativa e sociale ( quest'ultima sempre meno presente )anche di quindici anni e, pur non essendo originale l'uomo - maschio e femmina - né imperscrutabile, i riferimenti simbolici sono articolati, interpretati e vissuti in maniera difforme e, per ciò solo, avvertiti come incompatibili. Non compresi. Si creano quindi sacche di esclusione reciproca e, in questa lacuna, si fiondano come avvoltoi banditori di pochezze, predicatori da setta, volgari e incontrastati diffusori di teorie composite e debitrici ai peggiori dispregiatori dei caratteri più nobili - o meno ignobili - che l'evoluzione ci ha consentito di elaborare. Tutto degrada verso un esito noto, ma si fa finta di niente, si fanno orecchie da mercante, si aspetta che il "destino" si compia, anche se il destino non esiste. Dall'antichità pagana alla civiltà cristiana, passando per le mirabilie della tecnica, l'uomo, che "conosce" come gli altri animali la propria insussistenza e irrilevanza, attende che la savana sacrifichi i più deboli e - spera - salvaguardi almeno lui, mentre i predatori sperano che la selvaggina sia sempre abbondante, che non gli si sottragga la materia con cui giocare e far giocare i propri cuccioli, istruendoli. La paralisi non è indotta solo dalla paura, anzi neppure prevalentemente. E' indotta dall'egoismo che nulla vuole rischiare per sé e che manda avanti, sacrifica gli altri, a cominciare dai generosi che sono esistiti e che esistono, cercando di lucrare sui due fronti. La maggior parte non approderà a nulla, ma per quel che gliene frega degli altri, non vogliono lasciare nulla di intentato. Austute pecore, pecore siete e pecore rimarrete, ma, fino alla fine, non lo ammetterete.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti