domenica 26 maggio 2013

La vandea di nuovo in marcia.

Era da prima della Rivoluzione francese che non si vedeva una manifestazione sanfedista a Parigi. Siamo invece alla seconda o alla terza. Stanno sfilando i cattolici, una minoranza che non si esprimeva più in Francia, contro il matrimonio omosessuale e l'adozione come corollario del riconoscimento. Le manifestazioni dimostrano un rinanto movimento organizzato della Chiesa cattolica, che, più che i principi, contesta la concorrenza dello Stato sull'anagrafe civile, eterno campo di contesa, un tempo limitato ai matrimoni civili e/o concordatari, anziché religiosi, ma che ora è sconfinato in un ambito nel quale la Chiesa, per ragioni dottrinarie non si può inoltrare. E' normale che si contesti una legge e se ne chieda l'abrogazione, ma il senso neo-relegatorio della rivincita invocata lascia perplessi. Anche i matrimoni fra gay segnano un riflusso provocatorio riguardo al costume libertino degli omosessuali borghesi e un adeguamento ai frananti benefici di legge e assistenziali per le coppie che si sostengono reciprocamente. Non si vorrebbe neppure privarli del sostegno dei figli, che potrebbero adottare. Io credo che lo Stato debba farsi carico di ogni situazione in atto. la Chiesa sbraiti, ma resti nei suoi limiti morali e accetti, sul piano civile, la dialettica. Dato che non lo fa, temo che questi revanscismi si coniughino, con storica coerenza, ai sussulti ed agli afflati reazionari di società minori numericamente che sentono insidiate non le loro virtù proclamate, bensì la loro nicchia di riferimento non esclusivamente spirituale. Timorosi di non potere più imporsi, con questo pretesto, su tutti gli altri, vari.

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