domenica 26 maggio 2013

Aride considerazioni.

Non so molto di don Puglisi, ucciso a Palermo perché portavoce educativo di una chiesa alternativa al potere borbonico e sanfedista meridionale. Don Puglisi si rendeva conto dell'ignoranza in cui l'assenza di dialettica teneva i suoi parrocchiani nel quartiere mafioso di Brancaccio. Al catechismo, durante il dopo scuola non si limitava alla litania dei peccati veniali e mortali e altro che non mi sovviene, ma ragionava con i suoi bambini e ragazzi sulle diverse interpretazioni che la stampa, schierata sempre a favore di un ambiente sociale e contro un altro, forniva delle notizie del giorno. Mafia è, prima di tutto, assenza di dialettica e la definizione può attagliarsi ad ogni ambiente che non la contempli, anzi la contrasti. Ha ragione suo fratello: avrei preferito averlo ancora vivo. Le beatificazioni servono a chi sopravvive, non riguardano chi è morto. Anche supponendo che ne avesse avuto contezza in paradiso, a che pro e a pro di chi, "beatificarne" la fotografia in un'arida spianata. Preferirei ricordarlo nella sua empiria semplice, in quella sua fedeltà al Vangelo che non è venuto per unificare - come si mistifica - ma per dividere. Dividere i genitori dai figli e quindi anche dalla arida, come la spianata della beatificazione, socialità del quartiere. La chiesa, i parroci che amministrano i sacramenti anche ai latitanti pluriomicidi, che vengono arrestati contornati da immagini sacre, icone di una religiosità che si rifà ormai inconsapevolmente, ma certamente, alla ritualità della terra, una terra semidesertica, oggi onorano un confratello alieno, come onorerebbero qualunque altra icona la Chiesa ufficiale proponesse loro. Il pampa-papa afferma che don Puglisi - di cui probabilmente ignorava ancora l'esistenza - ha vinto. No, invece, ha perso, perché i suoi ragazzi sono diventati adulti secondo la riaffermata prepotenza che voleva sradicare con l'informazione e con il confronto delle prospettive, in una società immobile. Forse ha preso la comunione anche chi lo ha ucciso. Un marocchino di Parigi ha provato ad emulare il "martire" britannico e ha aggredito un soldato francese alla Defense. Non è riuscito a ucciderlo, è invece riuscito a dileguarsi. Per così dire, cose lasciate a metà. Il terrorismo fai da te inquieta le istituzioni, rende sospetti verso tutti: figurarsi nelle conurbazioni multietniche, la propalata identità dei diversi, utile solo al globalismo economico, viene prontamente contraddetta sul piano privato. Gli armaioli sperano in un aumento degli affari. Neanche il 10% ha ancora votato a Bologna per il finanziamento o meno alle scuole paritarie private, non ostante la bella stagione o, forse, proprio per questo. Gli asili pubblici e le scuole per l'infanzia tagliano le dade; i convitti per negligenti ricchi vengono accorpati come un'azienda qualsiasi. Lo scopo del referendum esula dalle esigenze infantili e riguarda solo la salvaguardia del posto di lavoro della maestre, mentre la Chiesa, che sull'educazione ha sempre rivendicato un ruolo privatistico per quanto riguarda i contenuti e le rette e un ruolo pubblico per quanto attiene alle donazioni, salvo poi esentarsi dal pagamento delle tasse, condurrà sul tema battaglie pubbliche e trame levantine. Come i suoi clienti. Al di là di ogni considerazione, il quesito era semplice, la Costituzione, mai applicata in questa materia, parla chiaro. Per questo ho votato A.

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