venerdì 3 maggio 2013

ApparizIoni e dissolvenze.

Per le edizioni Kaos, è apparso in libreria l'ultimo pamphlet-denuncia dei Discepoli di verità, che sono un gruppo di monsignori e vescovi della curia papalina, risentiti per frustrazioni carrieristiche. Da molti anni a questa parte pubblicano dei "dietro le quinte" sui pontefici e sulle personalità eminenti dello Stato della Città del Vaticano. Dietro le sigle editoriali di nicchia, si nascondono sezioni specializzate - casomai nel gossip e nella maldicenza - delle maggiori case editrici che così si sdoppiano nella loro politica. Fra opere prive di contenuti ( ve ne sono anche nell'editoria ufficiale ), se ne trovano di orientate a polemiche documentali e a lotte di potere; a interpretazioni non convenzionali di esperienze storiche, non banalmente interpolate, ma evidenziate in contesti e con titoli che non mettano in imbarazzo l'ortodossia editoriale. Ebbene, di tutti o quasi i capitoli di cui si compone l'enciclopedia dissacratoria dei Descepoli di verità, l'ultimo instant book; I peccati di Papa Bergoglio, è uno dei più plagiati, orecchiati e antologici che abbiano mai scritto. D'altra parte i Monsignori si propongono di sputtanare, anche su mandato della Curia che lo vive come un estraneo, l'ultimo arrivato "quasi dalla fine del mondo", che, proponendosi solo come Vescovo di Roma, probabilmente già attenta agli equilibri dei dignitari che Benedetto XVI non ha avuto il tempo, né la forza di debellare. Se così non fosse, perché intervenire frettolosamente, molto frettolosamente e a gamba tesa, con un excursus lungo più di duecento pagine, richeggiando tutti i luoghi comuni di un giornalista argentino, che lo accusa di connivenza con la criminale giunta militare argentina e altre voci circa una sua tiepidezza verso la pedofilia dei chierici. In fondo niente di originale, niente di rivelatore circa la cordata che lo ha portato al soglio pontificio, nessuna certezza circa le accuse, smentite numerose volte da tanti, diversi testimoni. L'accusa più forte, secondo me, gli viene dalle nonne de Plaza de Mayo, già madri, che non demordono pur disperando di avere certezze sulla fine e l'irrintracciabile inumazione - spesso in mare - dei propri figli, che a Bergoglio rimproverano il silenzio reiterato, un'accusa di omissione che grava sulla Chiesa dalla seconda guerra mondiale, come un macigno. Che ne possono sapere, di primo acchito, dei notabili curiali che sono invecchaiti e inaciditi a Roma, al riparo, non apprezzato, del colonnato del Bernini? Pubblicazione inutile, questa volta. Ciò non toglie, che, in passato, pur nell'ambito di consorterie partigiane e di polemiche correntizie e carrieristiche, come si conviene ad una Corte, i Discepoli di verità hanno illustrato e palesato realtà che altrimenti sarebbero rimaste nascoste e dato vita ad una dialettica altrimenti impensabile nel Centro ecclesiastico mondiale, anzi multilocale. A me sembra che questo Papa, arrivato secondo, dietro Ratzinger, che per trent'anni, fu l'ombra fedele di Woijtila e che ora è stato chiamato a sostituirlo, in una sorta di pura linea successoria, tradisca oltre che l'impronta molto compagnona del latino e sud americano, una spiccata tendenza alla teatrale adesione popolare al suo potere, che, in questi termini e a queste condizioni, è disposto a condividere, nelle sue manifestazioni sociali. E' cioè, smaccatmente, un peronista, ideologia che si sposa perfettamente con le sue origini italiane, con un fascismo, moderato quando è possibile, ma suscettibile di intensificazione quando è richiesto, caratteristica della Chiesa non solo argentina, ma, fuor di localismi, mondiale. Un gaucho a cui fa da pallida ombra che ancora si muove, il raffinato teologo e musicologo, oltre che musicista, mitteleuropeo. Conservatore, ma colto e quindi potenzialmente eversivo; eversivo nei modi ma non nella sostanza il pampa-Papa. Comunque, staremo a vedere.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti