martedì 9 febbraio 2016

Le vie attribuite al Signore, sono infinite.

Così, il pampa-Papa della Compagnia di Gesù, incontrerà diplomaticamente il Primate della seconda Roma Kiril, a sua volta "barbudo" ma ieratico, in quel de L'Avana, dove il pontefice, connazionale di Ernesto "Che" Guevara, è stato in visita per suo conto. Vi farà di nuovo tappa, in transito per Santo Domingo ( neanche lui trova abbastanza coreografica la dissipata Haiti, al di là di una catena di monti )e, pronubo Raoul castro, si intratterrà con il suo rivale geopolitico dalla costituzione della Chiesa uniate orientale, in stretta collateralità con l'autosufficienza imperialistica della Grande e Santa madre Russia. La Chiesa ortodossa è ritornata ad essere Chiesa di culto statale in Russia e non le fa velo la violenza politica, affaristica e banalmente criminale sulla quale ha ridisteso lo storico legame fra "il trono e l'altare" che nell'emisfero occidentale mercantile, finanziario e massonico non è più possibile, tanto che il Papa sud americano ha riscoperto il Vangelo dei poveri. Però, Bergoglio ha anche un altro problema contingente: la rapida sparizione delle comunità cristiane più antiche nelle terre mediorientali e, non solo Bergoglio, ma tutta la Chiesa politica, oltre l'attuale preminenza strategica di una comunità irriducibile alle mediazioni della politica "spirituale", quella sionista ed ebrea, attraverso lo Stato d'Israele. Per questo, non da oggi, Jorge Maria Bergoglio ha costituito, con sapienza politica, un asse con il Cremilino e, per questa via è riuscito ad ottenere un incontro con l'altro, autonomo Pontefice. Che cosa questo comporterà nel lunghissimo periodo e a quali condizioni geo-politiche e "spirituali", non è individuabile, ma il fatto stesso che il "separato" abbia deciso di aderirvi un significato, casomai larvale, deve averlo. Quale possa essere è "in interiore homine" e trova probabilmente indizio nella presenza sul suolo cubano di un Capo religioso che con "l'hispanidad", casomai cattolica, anche se progressivamente post comunista, non ha niente a che fare. I vecchi attori, con altri abiti di scena, si ritrovano su un palcoscenico e nel contesto di una scenografia mutante, con una comparsa con ambizioni di protagonista: il primate della prima ed "unica" Roma. Che dire di queste "strane" frequentazioni - ma non per un gesuita - più che mai impegnato in una tessitura di rapporti sotterranea, se non che non sembra tener conto "dell'hanimus" dei suoi interlocutori prescelti, anche alla luce della sorte "miracolata" toccata invece per ragioni nazionalistiche al suo predecessore e Santo Giovanni Paolo II, sul cui attentato deve sapere molto di più di Ali Agca, il Colonnello del KGB Vladimir Putin, oggi alleato e referenziere del Vaticano su diversi fronti. L'assoluta indifferenza per una democrazia negata in premessa non meraviglia: la Chiesa non ama, né si rifersice alle democrazia e tratta il popolo come un gregge e dei liberi e liberali pensatori, come Anna Politkovskaja, men che meno: potrebbero avere sentore di zolfo. Soccorre l'eloquio del portavoce della sala stampa vaticana, quel Padre Lombardi che dev'essere credente come me, che nell'annunciare il "gaudium magnum" dell'inaspettato ( per noi )incontro, lo attribuiva non al traffico diplomatico ma all'intecessione di Dio, che si sarebbe risolto a por fine o, per lo meno ad assecondare, lo sforzo autodefinito "convergente" verso quell'unione, asimmetrica per principio, forse simmetrica per una possibile convenienza. Queste trame "culturali" non sono indifferenti riguardo al destino dei popoli, ma riguardano aree, settori e sette volutamente estranee ai principi ed all'ideologia della libertà formale e di quella sostanziale degli affari, comunque l'unica storicamente apprezzabile, a rischio di involuzione nei periodi di crisi che essa stessa provoca. Il gioco degli equilibri si alimenta delle, casomai occasionali, alleanze, anche le più gesuiticamente spregiudicate.

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