giovedì 4 febbraio 2016

Attrazioni turistiche, pellegrinaggi, marce su Roma.

La traslazione della mummia di padre Pio, anzi San Pio, come lo volle Giovanni Paolo II, è feticistica e stride pesantemente con la fede che in lui hanno riposto e ripongono moltissime persone che gli chiedono grazie e protezione. Il feticcio innaturalmente conservato di un uomo che, in vita, fu relegato, osteggiato, ma mai espulso perché godeva di un grandissimo seguito popolare, nei luoghi "sacri" al pellegrinaggio ingenuo e popolare, ma che tanto gli furono organizzativamente ostili e calunniatori quando viveva nell'Eremo di San Giovanni Rotondo, sa di strumentalizzazione a fini d'imperio. Insieme a lui, sarà "per la prima volta a Roma" un altro Santo venerato anche in vita, di cui io non ho mai sentito parlare, ma che invece è ben noto agli archivi inquisitoriali vaticani, oggi "riabilitatori", come erano usi fare gli apparati burocratici della chiesa comunista, con i membri "deviazionisti" del partito, a distanza di anni dalla loro esecuzione e ad opera delle stesse figure che li offrivano nuovamente al culto delle masse, dopo che li avevano perseguitati. Così si riabilitavano anche loro. Anche la mummia di Lenin, sulla Piazza Rossa, per generazioni oggetto di culto politico, è ancor oggi conservata per il pellegrinaggio dei turisti. Il Giubileo si colora, per l'ennesima volta, dei colori vividi ma pecorecci del culto popolare indistinto, sulla cui affidabilità specula la chiesa cattolica per alimentare il suo gregge, che, al pascolo, bruca di tutto.

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