giovedì 4 febbraio 2016

In ogni core 'e femmina c'è sempre un po' di zucchero.

Ho visto le immagini che ritraggono un'educatrice di Pisa - altrimenti detta maestra d'asilo - che minaccia e percuote i bambini a lei affidati e che dimostra di non poterne più di loro. E' stata arrestata ed è stato ben fatto. Mi chiedo però se quell'atteggiamento non sia usuale in tante, troppe case, nelle quali la madre, a cui è stato demandato di fatto il compito esclusivo dell'accudimento, non si comporti nella stessa maniera, per la fatica, l'impossibilità di interrompere quel costante transfert, non meditato e dunque non voluto, con una esistenza aliena ed una alienata: la sua. La retorica della buona mamma va in moltissimi casi a farsi friggere di fronte all'improvvisa consapevolezza che il proprio ruolo di supporto, ma in gran parte sostitutivo, non cesserà più, casomai si evolverà, ma, per molti anni, la priverà della sua autonomia e privatezza. E' quest'epoca "meravigliosa" ad imitare le teorie pedagogiche ed a tradurle in norme di legge innaturali, perché la mamma ( figurarsi l'educatrice ) dei suoi cari bambini farebbe ripetutamente polpette, ma, "amandoli" li picchia e li minaccia, lasciandosi sfuggire talvolta: "io ti ho fatto e io ti disfo", mentre per l'educatrice deve essere sembrato troppo, per il misero stipendio che percepiva, doversi sobbarcare l'indifferenza al suo regime ordinatorio, di tutti o quasi i bambini, anarchici naturali. Per questo li reprimeva come la peggiore delle dittatrici, in una infantile parodia dei metodi della polizia.

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