domenica 28 febbraio 2016

Dove andare a sbattere la testa?

Tempi incerti, tranne che nella violenza appropriatrice, eppur coinvolta e malamente finalizzata per abbarbicarsi a certezze cangianti e traditrici. Che l'intenzione risieda nel "tutto - almeno il possibile - a me" e il niente da ripartire solidalmente fra tutti gli altri, è rinovazione dell'adagio di sempre; in fondo, tutti gli altri sono gli esuberi geometrici della dottrina economica classica, nella quale lo Stato assicura soltanto i servizi di polizia. Dal momento che esercita anche la polizia fiscale, i cespiti carpiti defraudando la giusta mercede agli operai, sono custoditi a Singapore, ma per molti medi capitalisti, l'interesse erariale per i loro accantonamenti li induce all'estremismo. I poveri diavoli possono solo, democraticamente, mugugnare per poi abbassare il capo come sono abituati a fare, attraverso le generazioni. E' questa dunque, seppur all'italiana, la società liquida, ma senza approdi e senza bussola, nella quale, al rarefarsi della liquidità si accompagnano le pubblicità più compensative ed inutili della storia recente e gli empori "stracciamerica" di tempi che si credevano e si volevano superati. In questo deserto, il Partito della nazione, che forse non si chiamerà più così, prende corpo attraverso una mediazione meschina, alla quale un comunista d'altri tempi, ha dato un dirigistico contributo, per evitare non una deriva autoritaria, ma un riposizionamento non controllabile delle magmatiche forze politiche, con il risultato di ridare spazio e peso a una nullità, per di più oscurantista, come Angelino Alfano. Caduta la possibilità di alimentare un clientelismo diffuso, si cerca ora di sedimentarlo, cristallizzarlo in pochi epigoni e nelle loro salmerie, le uniche che continuano a votare, indifferenti alle colossali baggianate che ogni giorno vengono spese da un imbonitore del quale un giorno, non diversamente da come fu per Berlusconi, ci si dovrà dire chi, in quali circostanze e per quali compiti, ce lo ha catapultato su un proscenio per attori e non per guitti. Intanto, nelle famiglie, cresce la tensione per le ristrettezze crescenti del reddito, la sua diminuzione inaspettata, dovuta alle continue rielaborazioni degli assetti societari, alle entrate e alle uscite dei soci, alle liquidazioni stratosferiche degli uscenti che lasciano in strada o nel vestibolo chi si guadagna faticosamente il sostentamento. Intanto, in giro per il mondo, si rielaborano le alleanze e ci si mantiene al potere, anche se dimidiato, attraverso la scacchistica autocollocazione in un tessuto che qualcuno ha smesso di tessere insieme alla potenza dominante, avendone avvertito per tempo l'effetto dilapidatorio in genere e per la propria nazione in particolare. Sul piano civile si evidenziano - ma questa volta sono riuscite ad imporsi - le tradizionali dicotomie fra le zone post industriali, oggi prevalentemente dei servizi e quelle borboniche, divise nella prassi ma accumunate in un'attività spartitoria che, ancora una volta, rievoca il Gattopardo, che è l'emblema della possidenza inamovibile ed arcaica. Noi, gente comune, con poche eccezioni, pensiamo solo ai fatti, più spesso fatterelli nostri, salvo sbagliare i conti o vederceli sovvertire dalle influenze improprie della finanza e del fisco, in un dedalo di offerte al ribasso per mantenere i servizi adusi, subordinati ad un algoritmo, legati ad una percentuale e, forza delle espressioni incomprese ma emblematiche, ad uno spread, in cui si sostanzia, in questo nebuloso panorama, la nostra vita.

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