lunedì 22 febbraio 2016

Eredità profetiche.

Domani, nel cortile del castello sforzesco, alla cui vista consumavo un affollato pasto, nell'ormai lontana applicazione meneghina, in quell'ufficio Borsa che poi sarà esperienza minore in una clientelare e ridotta esperienza bolognese, si terrà la celebrazione postuma di Umberto Eco. Sarà una celebrazione editoriale ed elegantemente di sinistra. Cerimoniere sarà il comunista newyorkese Furio Colombo, già sodale di Gore Vidal, direttore e poi opinionista dall'america dell'Unità post gramsciana, ma non ancora tribuna di Maria Elena Boschi, che partecipava alle Feste dell'Unità, in compagnia di ragazze bionde e slavate direttamete dagli States. La buffonata di quel comunismo e probabilmente del comunismo in genere e di ogni altra retorica dell'homo sapiens era già palese, ma rimossa. Umberto Eco non si schierò mai e la vicinanza a quel mondo letterario, negatore, perchè ricco, della materialità della vita, era nell'indubbia cultura dei suoi epigoni. Di Eco verrà celebrata la cavalcata nel mondo dei simboli e dei loro interpreti, riscontrabili, senza differenze di classe, in ogni occasione dell'esistenza. Eco, come Calvino, ma un po'più dispersivamente, ne ha fatto la sciarada della sua vita di uomo curioso, perfettamente inserito nell'alveo della cultura "economica", coi suoi seguaci fatti da figli di papà. Non mancarono alle sue lezioni del Dams bolognese le signore sfaccendate che si iscrissero o si reiscrissero alla sua Facoltà con il solo scopo, con diversità d'accento, di invitarlo al loro desco e nel loro salotto, cosa che l'Eco ancor giovane del tempo non trascurò di praticare. Il romanziere autore di "Come si fa una tesi di laurea", commissionava ai suoi laureandi trame che poi assemblava al computer ed utilizzava per le sue celebrazioni letterarie, demandandone i prodromi al suo bracciantato culturale. Di questi tempi, nessuno - credo - cercherà di appropriarsi di Umberto Eco, come hanno fatto i comunisti con qualunque autore consacrato che avesse dimostrato una qualche sensibilità o capacità di analisi sociale e come aveva attribuito per il suo volgo mercantile, la destra post fascista e cafona che caratterizza l'altra parte dell'Italia. Sarà celebrato il suo percorso nelle trame storiche attualizzate dell'esistenza, fra le quali c'era l'irrisione dei "coglioni", fra i quali non figurano i suoi amici, che domani celebreranno i suoi funerali tardivi, nei quali celebreranno l'assenza, mentre sta per essere edito l'ultimo "romanzo", che invece consentirà ai lettori di riannodare atemporalmente, come ( non ) si fa per i classici, un discorso sempre uguale, con poche varianti destinate a incancrenire con il variare dei riferimenti storici, anch'essi simbolicamente mascherati. Lui non ci sarà. non sarà da nessuna parte; la sarabanda narrativa si è interrotta. Neanche la cultura è immortale per chi l'ha elaborata; risulta immortale nella rielaborazione storica degli epigoni cultuali ma non disinteressati. Come il profeta, del resto, che lascia in eredità la Profezia.

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