martedì 23 febbraio 2016

La rimozione della civiltà.

Umberto Eco è ormai ridotto in cenere. Venerdì uscirà postumo il suo ultimo libro: "Pape Satàn, pape Satàn aleppe", pronunciato da Pluto, nel quarto cerchio dell'Inferno, al sopraggiungere di Dante e Virgilio. L'espressione è tutt'ora dibattuta e certamente il sofisticato semiologo, ne avrà dato un'interpretazione fra l'erudito e il satirico. Per parte sua, nelle fiamme dell'Inferno ci è già passato e solo un'urna - se non ha dato disposizioni dispersive - raccoglierà l'impapabilità polverosa della vita. Un'altra esegesi biblica. Di Umberto Eco hanno parlato tutti i notiziari, cartacei, televisivi e telematici, ma la partecipazione alla sua commemorazione è stata parziale, stentata, imbarazzata. Penso che lui ne sarebbe stato lieto. Spirito impalpabile e libero ha sparso, nei confronti del mondo ufficiale, cerimoniale, fasullo e vuoto, un anticrittogamico che si è fatto sentire nell'ultima circostanza: i tromboni si sono chiusi nella loro trombonite, vanità e calcolo materiale insieme. "La morte si sopporta solo qundo si è raggiunta la certezza che gli altri sono dei coglioni". Ne è stata data la prova, intorno al feretro. Ma, nelle stesse ore, un'altra italiana illustre è sparita: Ida Magli, l'unica antropologa culturale italiana in grado di competere in questa misconosciuta - da noi - materia, con i maggiori ricercatori anglosassoni e francesi. L'hanno ricordata solo gli intimi e questo è dovuto al terreno su cui ha sviluppato le sue analisi, spesso urticanti, a volte un vero e proprio pugno nello stomaco, ma illuminanti, anche "obtorto collo". Ha spesso condotto le sue ricerche sulla scimmia-uomo, maschio e femmina, nel contesto storico italiano, artistico, religioso, di costume e politico, mettendone a nudo i prodromi e i contenuti nascosti anche ai protagonisti, resi edotti, casomai, solo dalla loro malafede. Nell'ultima parte della sua vita ha condotto un'aspra battaglia contro l'Unione europea, deframmentandone l'artificialità e l'incompatibilità con le culture dei diversissimi popoli, già così diversi e variegati all'interno del loro involucro istituzionale. Pur così apparentemente lontani e diversi i due hanno parlato soprattutto all'estero e lo hanno fatto rappresentando quella cultura italiana che è straniera a casa sua, ma che non ha eguali riguardo ai suoi fondamenti. Troppi fanfaroni mitologici continuano ad ostacolarne la diffusione e l'assimilazione e a costoro, da noi, nessuno si è mai opposto. Ci sono stati, invece, diversi tentativi di imitazione.

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