mercoledì 12 marzo 2014

Un ancor giovane gattopardo.

Il mondo creditizio è "scosso" dall'ultimo, annunciato esodo in Unicredit banca. Ho perso il conto degli esodi lavici, successivi di questo Gruppo tellurico. Ottomilacinquecento neo-accompagnati, con un trattamento inferiore ai 1.200 euro mensili, più i contributi. Anzi verso quei 1.138 che l'ultimo, inapplicato CCNL, attribuiva ai neo-assunti, a metà con gli anziani adottanti. Poi non se ne è fatto niente ed eccolo riemergere come una metastasi, la cui origine oscura riposa su una malattia cronica eppur dissimulata. In realtà, il mondo creditizio se ne frega, così come se ne è fregato degli orari prolungati, con l'eccezione del Gruppo Intesa San Paolo. Codesto sembra non puntare nel breve periodo sull'automazione e utilizza, remunerandole, le competenze che ha in azienda. In questo sistema anarchico potrebbe comunque effettuare un voltafaccia repentino. Unicredit ha deciso, nel prossimo triennio, di dare una mazzata demolitrice ai servizi di sportello, scontando una riduzione dell'utenza fino al dieci per cento degli affluenti attuali. Sta infatti perseguendo il suo progetto, anche eterodiretto, di spostamento del suo "core business" prevalente sull'estero, nella proporzione finale attesa del 70% contro il 30% nazionale, a percentuali invertite o quasi con Banca Intesa-San Paolo. Nonostante l'elefantiasi transfrontaliera dei due gruppi, che sarebbero dovuti diventare, alla fine tre o quattro, come disegnato già vent'anni fa, resta grande l'alveare delle banche domestiche, territoriali o familiari. La B.N.L. è finita in mano ai francesi e Monte Paschi Siena si è mutilato da sé, in funzione di un'operazione politico-finanziaria che non ha sortito esiti per ragioni che non saranno mai accertate. Le banche d'investimento saranno quindi solo due: che dire di tutte le altre? Sono ben 700 in questo paese in fase di impoverimento e non soffrono delle tempeste finanziarie che hanno interessato le prime due, sempreché le ruberie e la corruzione non ci abbiano messo la coda. Ecco allora, che si cerca saprofiticamente di fagocitare queste ultime, da parte di strutture consimili, nelle quali la bulimia acquisitiva al minor costo possibile, tradisce il timore del risucchio nel vortice indistinto delle prospettive incerte. Bisogna sopravvivere e rafforzarsi tenendo ben stretto il proprio forziere: quello della banca di Pinco Pallo, dei consorziati del basso polesine, di chi ha accumulato capitali sull'artrosi delle mondine o del cav. Aristide Scoccimarro di Alcamo, della famiglia M., come le vecchie malghe. Banche di deposito e di pura conservazione. Se questa è la razionalizzazione del sistema, i connotati che l'Italia torna ad acquisire hanno una loro cartilaginea nitidezza.

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