venerdì 14 marzo 2014

Orizzonti del servaggio.

Vengo ora ad un punto che, secondo me, costituisce il fondamento inconscio del dominio. Il mandato, conferito a taluni, pur appartenenti alle classi subalterne, a collaborare col loro consiglio ed occhiuto controllo, al mantenimento della condizione necessaria al conseguimento di sempre maggiori obiettivi di sfruttamento dei lavoratori, per conseguire, tramite loro, sempre maggiori guadagni o per sfuggire alla resa dei conti con una realtà commerciale soggetta a sistematici smottamenti o rinserrati entro piccoli confini. Con questo sistematico lavoro di coinvolgimento, camuffato da egualitarismo, per confonderne i riferimenti, gli sgherri e i capibanda, in realtà, permangono, ma sulla base di una ingannevole familiarità di modi, non c'è nessuno che non partecipi all'obiettivo esteriore che viene loro continuamente indicato. In questo modo, il padrone rende i suoi sudditi controllori reciproci per suo conto, senza darlo a vedere. Svia il lavoratore dal suo naturale referente. Finisce che queste creature, nonostante patiscano questo male siano contente di sopportarlo, per poterne fare a loro volta, non già a chi glielo arreca, ma a coloro che condividono la loro stessa sorte. Eppure, il tentativo di guadagnarsi i favori del "tiranno", ma anche dalla servitù della restante parte del "popolo", permane attraverso le generazioni e i tempi. Di che altro si tratta, se non di un allontanamento dalla propria libertà per abbracciare la propria servitù? Chi lavora per il "tiranno", in funzione dei suoi benefici, reali o attesi, non perde mai di vista coloro che gli stanno attorno e che deve controllare e guidare secondo rigidi protocolli. Così costoro sono indotti, non solo a fare quel che dice, ma anche ad assumere l'atteggiamento più consono al sistema, anticipandone i desideri ed essendo sempre pronti a corrispondere ad ogni tipo di sollecitazione. Devono quindi, a questo scopo, tormentarsi e macerarsi, oltre che ammazzarsi di lavoro, forzare la propria indole, spogliarsi della propria natura. Per quanto sistematicamente delusi, inconsapevolmente sono mossi da uno spirito imitativo e si prestano a servire aspirando alla ricchezza e al riconoscimento sociale; per male che possa andare, al micro potere interno ad un'azienda, come se qualcosa potesse mai appartenere a chi non si appartiene, come se qualcuno potesse possedere qualcosa di proprio se è privato della sua libertà.

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