lunedì 10 marzo 2014

Il vitello d'oro (ricoperto) Il vagulo Ulisse di James Joyce.

L'oppressione si regge strutturalmente sulla connivenza delle sue vittime che, con questo atteggiamento, sperano di non incorrere nella vendetta del loro padrone e che, per questa stessa pavidità, sono incapaci di solidarietà e di empatia.Indossano una maschera consolante e riconoscibile da tutti e si coalizzano contro chi gliela strappa e li accusa di essere i complici seriali di una comune disgrazia. Interiorizzano così la paura della libertà e l'ansia della dipendenza come loro passioni collettive dominanti. L'asservimento di una massa o di un manipolo non si possono ottenere esclusivamente con la forza, la violenza e il terrore. Né, per converso, esiste un dominio talmente pervasivo da saturare di sé, contro la volontà dei soggetti, l'ambiente o la società. Le scelte collettive non devono dunque venire interpretate come reazioni sincroniche, obbligate o automatiche, entro un contesto retto esclusivamente da necessità, costrizione o destino. Il potere di chi comanda origina sempre da una compiacente concessione dei sudditi, la sua materia, insomma, è quella di cui sono costituiti i desideri e i sogni che fanno registrare il più alto tasso di consenso. Il catalogo delle cause estrinseche del servilismo volontario, possono essere inizialmente sintetizzate come segue: l'abitudine, che impigrisce, impartita da famiglia, contesto e tradizione, che contribuisce a cementare l'oblio della libertà e che instilla una condiscendenza ovvia e acritica verso la subordinazione; le merci dell'industria culturale, in un ambiente depresso e della propaganda, tanto più vuota quanto più è incalzante; una certa qual forma di convenienza costituita dalle briciole che cadono dal tavolo del padrone e la corruzione morale che nutrono una sterminata schiera di subalterni, senza saziarli. Il corpus ambientale si avvelena; la reticenza, il mistero iniziatico riservato agli adepti fidati di cui da sempre il potere si ammanta per nascondere e alterare i connotati del proprio volto e dei propri scopi, attraverso la generazione di un'ingannevole fantasmagoria. Quelle appena enumerate sono forme di baratto della propria libertà con qualcosa che possiede un valore decisamente inferiore. L'impegno nella complicità, anziché nella ribellione, si trasforma nell'unico gesto che entusiasma e mobilita coloro ai quali si fa sempre la faccia compiaciuta, per poi, subito dopo, ridergli dietro, trovando nella loro umiliazione sollievo alla propria miseria.

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