venerdì 21 marzo 2014

Esiti attesi.

Come da copione, l'Ucraina che ha deposto il suo Presidente eletto, ha aderito all'Unione europea, mutilata della Crimea, che storicamente non le era mai appartenuta, ma che non era mai appartenuta neppure alla Russia, bensi al popolo musulmano dei Tatari che, da egemoni che erano, sono stati ridotti al 13% attuale da Stalin, che è quasi riuscito a sterminarli e che al referendum indetto subito dopo l'occupazione, non hanno partecipato. La rivolta post arancione è stata fomentata da interessi più anti russi che pro Ucraina, che, a livello di rappresentanza popolare, non è più salvaguardata da nessuno. Un po' come l'Italia, in mano a nominati che eseguono ordini stranieri e assoggettano la società civile, pur così scollata e mediocre, agli interessi finanziari e contabili della neo egemone Germania. Quest'ultima sarà la colonizzatrice di ciò che resterà dell'Ucraina e sarà fronteggiata solo dalla Russia, come è sempre storicamente avvenuto. L'unico elemento nuovo sarà la regia sullo scacchiere degli Stati Uniti, a ricordare a tutti che la seconda guerra mondiale non è passata invano. Noi italiani, per parte nostra, dopo aver "subito" la democrazia in seguito alla sconfitta bellica, come il Giappone, siamo in procinto, con ruffiana cortigianeria, di diventare "americani" per la seconda volta, secondo quella dicotomia sociale pauperistica, inscritta nel numero dei disoccupati che non lavoreranno mai, dell'accorpamento dei ruoli e della ricchezza da cui discendono, dei gelatai, dei netturbini e dei postini laureati, ma figli del popolo e del tripudio di ogni sorta di espediente volgare per far soldi, speculando anche sulla "consolazione" degli afflitti. La vicenda ucraina si è giocata tutta sullo scacchiere degli interessi mercantili dell'europa centro occidentale sotto l'influenza combinata degli Stati Uniti e ( nascosta ) dell'Inghilterra, che ne è la stampella verso il continente. Ma anche in quelle società, la componente popolare vive di espedienti o di lavori occasionali che dir si voglia, a palese dimostrazione dei concreti interessi che muovono il fenomeno e del supporto istituzionale al medesimo. In tutto questo, infatti, gli interessi nazionali non hanno giocato e non giocheranno. La Russia ha ristabilito subito la sua separatezza dal gioco finanziario occidentale e, per amministrare il suo, tendente verso una federazione euroasiatica, ha dovuto mettere fra parentesi l'Ucraina, come la Mongolia, fra lei e la Cina. Prima di una giugulatoria accoglienza della povera Ucraina nel suo sistema di spoliazione di ogni partner non all'altezza della locomotiva tedesca, l'Unione europea e gli Stati Uniti hanno messo le sanzioni alla Russia e, probabilmente, la escluderanno dal G8, certificando i criteri di ( mancata ) inclusione della Madre Russia nel suo gioco di diluizione delle caratteristiche nazionali che invece le riesce con tanta facilità nei confronti dei pavidi e compiacenti staterelli, suoi subordinati associati. In questo senso e, forse, per cause estrinseche, la Russia si è sottratta all'indifferenziato frullatore finanziario in funzione, che vedrà esenti dalla sua centrifuga omogeneizzatrice, solo gli Stati solidi e quasi nessun popolo, uniformato solo nella miseria, nella prossima Babilonia, i cui esiti, dopo la disillusione e la crisi, sono tutti da investigare.

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