domenica 9 marzo 2014

Il vitello d'oro (ricoperto). Incipit

In quest'Italia rifeudalizzata nel remake del Sacro Romano Impero, non c'è pugno di manigoldi che non aspiri a speculare sul disordine e sul regresso, senza arigini legali e senza contrasto sociale, delle sue periferie L'intenzione di lucrare sulle presunte difficoltà altrui è ripugnante e ripugnante è chi la asseconda. Piccoli gruppi, chiusi e meschini si propongono di aumentare la loro influenza finanziaria, senza alcun collegamento con le esigenze sociali e nazionali, ma solo di una piccola consorteria di reddituari storici di insignificanti provincie. Questo è il modello competitivo italiano che trascura il confronto in campo aperto e scruta gli effetti di una storia ai quali si industria di rimanere sempre estraneo, per aumentare la sua quota di dividendi. Si tratta di un effetto dello sfarinamento dell'organizzazione statuale, dispersa dall'accentramento al suo esterno della facoltà di battere moneta e dalla centrifuga del denaro fine a se stesso. In questo contesto, l'affermazione di Beppe Grillo circa la non necessità di tenere insieme l'Italia e il suo rilancio post leghista delle macro-regioni, sono fondati. Realismo immorale, ma nei fatti. Paradosso per la Lega. Mai precorrere i tempi in politica oltretutto impigrendosi, nel frattempo, negli ozi di Capua. Le resterà solo la Lombardia, nella quale si è trasferita la n'drangheta e non è poco, dato che è l'unica regione italiana nella quale circoli e si ricrei un po' di ricchezza e alla quale guardi ancora, sia pur minoritariamente, la finanza internazionale. E' un discorso asolidale, ma è un discorso reale. Ma non per questo, anzi, proprio per questo, i poteri e le ricchezze consolidate e tramandate di poche mani in poche mani si mettono in gioco: tutt'altro. Dalle loro ridotte, dalle quali temono di essere risucchiate in campo aperto, lanciano ripetuti raid predatori, di ulteriore impoverimento di piccole realtà, già depredate dall'interno e quindi in crisi, e si accingono ad impossessarsi delle loro riserve reddituali per poi potere, a man salva, aggredirne le residue e ancora appetibili strutture murarie. Le razzie diventano possibili quando la legge comune e la coesione nazionale vengono sostituite dai protocolli aziendali e dalla coesione squadristica. Anche se l'immoralità dilagante ne ha impoverito o distrutto le facoltà di resistenza, l'esito non è scontato; la realtà è molto più complessa.

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