domenica 2 marzo 2014

L'oligarchia disseminata.

L'Europa, da ridimensionata area di attività consolidate e stagnanti, è ridiventata protagonista, in negativo, della scena mondiale. La riunificazione tedesca, prodotta repentinamente, subito dopo il crollo del Muro, ha provocato, in quel Paese, una brusca regressione del reddito, nella parte occidentale che, per assicurare la parità del cambio, si autotassò, attraverso un referendum, di un terzo dei suoi redditi. In pochi anni, questo handicap, che è speculare a quello fra l'euro germanico, maschera del marco e quello dei Paesi meridionali, corrotti e pasticcioni, in quel contesto, si sanò nel volgere di pochi anni, prima di reimporre la sua leadership, neoguglielmina, su tutto il continente. La parte mediterranea, il Portogallo e l'Irlanda sono già relegati nelle retrovie di questa Europa piena di voragini e di vuoti, mentre le singole regioni che compongono gli Stati nazionali, differiscono sullo scacchiere continentale e competono da sole sullo scacchiere mondiale. Scacchiere in via di trasformazione, per le conseguenze lontane dello squilibrio creatosi con la fine dei blocchi contrapposti e per la sostanziale precarietà delle riprese economiche nei Paesi soccombenti della guerra fredda. Per quel che riguarda l'Italia, lo stato delle sue finanze pubbliche la ha costretta in una condizione recessiva dalla quale non si riprenderà, puntellandosi solo sulle ricostituende stratificazioni al ribasso della sua già diseguale, clientelare o assistita società. La Spagna e il Portogallo, fanno gli gnorri e tracheggiano, fingendo di adeguarsi, alle direttive europee. La sola Grecia, non esemplare per virtù amministrativa, sta producendo una reazione pauperistica che, almeno, aspira a rappresentare le classi "schienate" di questa Europa delle diseguaglianze e degli inganni. La Russia non vuol pagare le conseguenze del fallimento ucraino, se non in cambio della creazione di un amplissimo cuscinetto territoriale ai suoi confini occidentali, venendo meno il quale, le aspirazioni egemoniche della Germania, anche nei suoi confronti, si ripresenterebbero. Per questo spinge con violenza sull'irredentismo russo nelle terre ex sovietiche e alimenta la sua invasività territoriale con ogni sorta di propaganda, di false attribuzioni e di inesistenti pericoli. Ci saranno, semmai, verso i suoi concittadini, se la popolazione ucraina subirà delle vessazioni e delle sofferenze, per ragioni pretetuose. Gli Ucraini non sono tutti omosessuali, come si è sostenuto da parte russa, per la prevalente preferenza accordata all'Unione europea, dove i gay sono rappresentati e, sia pur difformemente tutelati; i "rivoluzionari" di Kiev non sono fascisti, anche se alcune frange di un risorgente nazionalismo fascista, sono state impiegate e tollerate nella fase irredentista e ben tre neo ministri appartengono al partito nazista e antisemita Svoboda. Non sono prevalenti, ma anche su di loro si è fatto conto e non si capisce che cosa abbia da contrattare la Timoshenko, i cui delitti sono dimostarati, in Russia, dove pure sarà ricevuta. La contesa economica occulta, rappresentata da troppi "fantaccini" è subdola e fervente. Resta un fatto che, in ogni parte d'Europa, i movimenti neofascisti si ricostituiscono, affittano - quindi dispongono di mezzi - locali privati per le loro sedi e, in Italia, in Lombardia, sono affiancati e finanziati dalla n'drangheta. Il mezzogiorno d'Italia è in buona parte politicamente rappresentato da formazioni fasciste,oggi dissimulate nelle molteplici sigle nelle quali la politica italiana va mascherandosi, ma la guardia bianca del latifondo, finanziarizzatasi è trasmigrata al nord, dove interseca, finanzia e tutela interessi reazionari ben più insidiosi di quanto non siano quelli della Vandea d'origine. La crisi non deve quindi focalizzarsi solo sull'Ucraina, i cui oligarchi, al pari di quelli moscoviti e pietroburghesi ( il resto della Russia rimane desolatamente povero ) interferiscono nelle scelte pubbliche senza venire apertamente allo scoperto ( insomma, la mafia straripa ),ma deve essere interpretata nella sua ribollente viscosità, nella quale siamo avviluppati, ma nella quale, la cura delle lobby è di enuclearne, isolarne e proteggerne solo i particolari interessi. L'oligarchia si consolida un po' dovunque.

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