venerdì 7 marzo 2014

Il vitello d'oro( ricoperto ).

Prefazione L'adattamento delle persone è sempre stato il fattore decisivo del nostro successo. Per garantircelo nel tempo abbiamo incrudelito nelle attività di selezione e di accentuazione della presa sui soggetti di cui sopra. Abbiamo quindi continuato ad affinare il regime utile a mantenere e incrementare la nostra rendita. Le nuove Tavole per il (di)sorientamento e il giudizio finalizzato alla minor onerosità possibile di questa massa di parassiti, in essere e potenziali, sintetizzano le competenze compatibili con l'appartenenza e ne veicolano i comportamenti come uno stupefacente per le nostre milizie, come, con esito opposto, per quelle avverse. Il cambiamento è solo un'impressione indotta dalla convenienza e, siccome noi non vogliamo proprio cambiare, bisognerà che si adattino mentalità e restino invariati i costumi delle maestranze. Non è che prima le cose non andassero bene, ma se ci cambiano i riferimenti anche l'eccellenza potrebbe essere ricercata secondo desueti ed illusori protocolli, per cui, fatta salva l'illusorietà, bisogna rimodularli. Conseguentemente, la "vita media" auspicabile del personale ( per confornderlo, preferiamo parlare di competenze ) si aggira sui dieci anni. Dopo diventano pigri, troppo sicuri dello status quo e, sia detto per inciso, troppo costosi per le loro calanti facoltà fisiche e mentali. Mettersi in discussione mantiene giovani. Badate bene che il tempo massimo indicativo per accedere ad una procura bancaria, con un iter predefinito, era appunto, in passato, di dieci anni. Superata invano questa soglia, si veniva accantonati in servizi amministrativi od esecutivi e non si procedeva oltre nella carriera. Oggi, ma solo alla "riva dei bruti" del celebrato "commerciale", i dieci anni sono il tempo massimo di sopportabilità del rimbambimento indotto, prima che, neurologicamente, si rivolti contro le nostre immutate attese reddituali. Chi si dimostrerà irricettivo, come le femmine delle nostre stalle alla monta, si inoltrerà in un combinato disposto di apprezzamenti circa la sua degenerazione, di provvedimenti disciplinari inventati, attraverso un'interpretazione capziosa delle norme, di una ininterrotta sequenzialità di cortigiani, di conformi comportamenti e di atteggiamenti finalizzati. E' in questo senso che le competenze invocate sono - come è sempre stato in ogni ambito, comportamentali. Lo strumento fittizio di ciò che vogliamo sembrare perché sia utile per noi. Etologicamnte, eugeneticamente, dobbiamo quindi, anzi dovete, saper mutare perché tutto, per noi, resti come sempre.

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