giovedì 1 agosto 2013

Benvenuti in tempi interessanti.

Edward Snowden, l'informatico divulgatore ha ottenuto asilo politico nella Russia di Putin e Medvedev. Il ventiduenne Bradley Manning aspetta che una Corte in divisa inamidata ne sancisca la carcerazione per una decina di vite, secondo la stupida ed assurda aritmetica giudiziaria. Esigenze di oggettività. In Russia, Vladimir Putin ha appena emanato una legge restrittiva della libertà sul web - nell'unico Paese che continua a negare la tracciabilità dei provider che si arricchiscono offrendo triangolazioni alle truffe telematiche e sui quali si appoggiano i siti dei pedofili di tutto il mondo, che sono una lobby spaventosamente diffusa, ma collegata -. Eppure, oggettivamente, come la real politik impone ( rivelando tutta la sua amoralità ) il dominus della "nuova" Russia, restituita da lui al suo ruolo di grande potenza territoriale, come ai tempi degli Zar, ha interesse a contrastare, pur contraddicendosi clamorosamente, gli Statunitensi in ogni ambito sensibile, forte della sua caratteristica di potenza nucleare. Gli Statunitensi, certamente interferiscono e interferiranno direttamente e tramite lo sfruttamento di ogni evento influente e l'agente Vladimir li contrasta con tutti gli strumenti dell'intelligence. Disse subito chiaramente a Bush che la Russia avrebbe conosciuto un modello parlamentare ed elettorale, ma non avrebbe assunto i caratteri della democrazia anglosassone, basata sull'invadenza incontrastata dei mercati, cioè dei flussi finanziari indiscriminati. Declinò con un sorriso, le profferte del suo amico Silvio Berlusconi, che lo voleva socio nell'Unione europea e gli regalò un lettòne. Gli Stati Uniti si trovano a loro volta nell'imbarazzante ( per gli altri ) veste di spioni del mondo, anche degli alleati europei, che, dopo lo sdegno verbale, dovuto alle rivelazioni di Snowden, sono tornati nei ranghi, silenziosi e spiati. L'Italia ha addirittura assicurato a Obama dei contingenti militari per missioni di supporto agli americani, fino al 2020. Fino, cioè, alla prossima richiesta. La Russia in cui sperava Anna Politovskaja non vedrà (mai?) la luce, almeno nel corso di questa generazione. Una concoscente russa, che non fa la domestica, nè la battona, ma lavora da alcuni anni, applicata al Centro di ricerche di fisica nucleare dell'Enea, ci diceva ( a me e al mio cerchio magico ) che Putin aveva rimesso in carreggiata la Russia e che l'aveva fatto nell'unico modo possibile in un contesto babilonico, non più schiacciato dal regime totalitario che vigeva prima. Devo dire che mi ha convinto a metà: la democrazia non è un sistema rigido: è una dinamica di scossoni che compensano le centrifughe eccessive e fanno procedere il convoglio, senza farlo deragliare, ma anche senza inventarsi il percorso. Resto perciò legato alle più impegnative analisi della Politkovskaja, che qualcuno ha ritenuto di contraddire come sappiamo. E' un fatto, però, che, oltre alla Cina, sul piano finanziario, gli Stati Uniti hanno ritrovato un competitore ridimensionato, ma attento a ridimensionarli ogni volta che può. Intanto, gli informatici divulgatori, che, repressi nei sistemi dirigistici ( ma fino ad un certo punto, perchè individualmente trovano talvolta il coraggio di mettersi in discussione in rete e questo basta per mandare in tilt le sedimentazioni, molto autoreferenziali del potere ), non vengono più sopportati nei santuari delle democrazie. I sistemi di controllo e di trasmissione "interforze" di messaggi cifrati e in chiaro, hanno prodotto, insieme a tante blaterazioni insulse, ma comunque da studiare, qualche salutare, anche se non inattesa, chiarificazione. Ci siamo inoltrati verso Tempi interessanti, riporta, da un proverbio cinese, Slavoij Zizek. Percorriamoli con attenta curiosità, consapevoli che i censori di tutte le risme e latitudini sono sempre i miliziani del potere.

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