giovedì 8 agosto 2013

Porcilaie.

Il bonario giudice Esposito è oggetto di una diffamzione che troverà certamente la congrua sanzione economica nel processo che sarà intentato dai suoi legali, ma l'infantile delegittimazione pubblica - con indicazione del numero di cellulare di Esposito, desumibile dal sito dell'Università per la quale lavora - è una sceneggiata non senza rischi. Addebitare al proprio giudice una presunta incompatibilità lavorativa concorrenziale è un'altra deformazione aziendalistica. I giudici possono svolgere attività privata se autorizzati dal CSM. Ma tutta l'aggressione al proprio giudice è una beceraggine rivolta solo a dei beceri, ignoranti o in mala fede, che sta montando come la panna intorno a una sentenza che ha carattere di oggettività. Che il buon, ma improvvido Esposito, si sia peritato di rilasciare al cronista una mini lezione di diritto penale, ci può stare, proprio in funzione della sua qualità di giudice di cassazione e di docente ai master di diritto di una Università privata. Una volta i ben pensanti pensavano che la propaganda e il polverone fossero prerogativa di una sinistra che voleva far supportare alla piazza le sue posizioni politiche, sotto forma di rivendicazioni, ma non si era ancora visto, nell'Europa e nel mondo occidentale del dopo guerra, una simile pretesa di prevaricazione nei confronti di un organo terzo. Siamo ben lungi dall'essere un paese civile.

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