domenica 12 febbraio 2012

Sensazioni climatiche.

Il nostro clima Credem'a me, non è mai influenzato dagli avvenimenti esterni, tanto da sembrare una creazione artificiale, un effetto cinematografico interno ad uno studio, prodotto di luci e scenografie.
In un contesto nazionale e mondiale convulso, in una Babilonia di favelle veicolate da una miriade di social network, noi continuiamo a esaltarci, prima della battaglia, dentro alla nostra tenda, come gli eroi omerici e, come gli eroi omerici, a confermarci in una serie di aristocratici valori che mal si attagliano al nostro quotidiano arrabattarci, sia pur in formazione da formiche operaie.
La nostra società coopta dal suo interno i suoi controllori, incaricati all'uopo, sulla base di un comune sentimento, mai verificato in profondità, ma solo contrabbandato attraverso la propaganda e fatto accettare come dato di fatto, frutto di un incontrastato dominio, figlio della complicità sindacale.
Costoro hanno, principalmente, la funzione di diluire la privatezza dei costumi individuali, di prevenirne l'impatto sulla coesione produttiva, di reparto come d'area. A questo scopo, la loro intimità con i superiori, investiti, di comparto è continua. Condizionati a credere che ogni loro esigenza sia subordinata a questa concertazione, si industriano a diffondere orizzontalmente il totalitario modello alle maestranze, fino a modificarne l'indole superficiale a immagine e somiglianza del Credem'a me.
Non c'è altra spiegazione al cieco fideismo superficiale verso una prassi che prevede, per un giovane Milone, lo sfortunato gladiatore della Magna Grecia calabra, un risultato quantificabile, dopo un decennio, in un aumento retributivo pari a duecento euro, al massimo.
Un elemento di apparente bizzarria. Perché tanto sfoggio di erudizione classica: Milone, Agorà e gli altri contenuti intrinseci alla retorica di palazzo, in un contesto di Iloti e servi della gleba?

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