domenica 26 febbraio 2012

Così volle il Fato.

Carissimo Giannantonio, non solo no te ne voglio, ma ti ringrazio per le espressioni ed il modo in cui le hai proposte. Io non sono d'accordo con la filosofia aziendale - ma si tratta di ideologia e non di filosofia, altrimenti non l'avrei mai commentata, rispettandola - e non trovo che sia un motivo per dovermene andare. Sono legato al Credem da un contratto e nient'altro e lavoro per bisogno, altrimenti mi sarei dato "bel tempo" senza complessi. Secondo me, al Credem, il rispetto delle persone non c'è. Vige, invece, uno studiato atteggiamento di sfruttamento ( da trar frutti... ) che non prevede che un pensiero unico: quello del padrone. Penso che vi siano, in Credem, dei cortigiani, ma so che molti subiscono e non condividono il modello da "coorte", ma vi si adattano per uniformità. Mi risulta strano, infatti, tanto conformismo negli atteggiamenti, in un ambiente che non conosce neanche i più elememntari istituti giuslavoristici e in cui si presta la propria opera senza essere pagati e senza recuperi, sistematicamente. Alludo allo straordinario e alla proattività che compendia, per le categorie più basse - che esistono, eccome! - una gamma di mansioni servili ( da servire )improprie. In un ambiente che non inquadra il suo personale, non per farlo "crescere", ma per non ingessarsi e lucrare così sulle rendite. "E' così! Se non ti va: vattene!" No, caro amico, non ci penso proprio, anzi, se la riforma Monti si consoliderà e, casomai, non saranno abbattute le ultime difese dai licenziamenti indiscriminati, manterremo i nostri rapporti per un'altra decina d'anni. Io non me ne dolgo, né me ne preoccupo. Non c'è, nelle mie note, nessuna riserva mentale. Mi ha fatto piacere dialogare con Te e spero, sinceramente, che tu possa trarre ogni soddisfazione, morale e materiale, dal Tuo impegno. Ciao. Pier Paolo

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