mercoledì 29 febbraio 2012

Affinità

La cronaca della scorsa settimana ha proposto due fatti, entrambi legati al sesso di riporto e rivalsa e alla volontà di non rassegarsi alle sue conseguenze. A Milano, un maturo manager di bell'aspetto ha commissionato l'intimidazione della prostituta vicentina con la quale aveva intrattenuto, non un rapporto professionale, come sarebbe stato nella logica delle cose e delle circostanze, ma una relazione more uxorio, durante la quale l'aveva ingravidata due volte. La prima, non aveva avuto conseguenze, perché la giovane professionista aveva accondisceso ad abortire. La seconda non riusciva a restituire al manager il suo status quo ante, perché la giovane donna non intendeva accondiscendere ancora all'aborto, per, casomai, doversi ripetere un indefinito numero di volte, fino allo sfiorire del suo appeal seduttivo. Per questo, lo stimato finanziere aveva trovato la prezzolata solidarietà di quattro delinquenti, che evidentemente era in grado di contattare e di assoldare, per impaurirla, indurla a uscire dalla sua vita o, forse, secondo alcune interpretazioni giornalistiche, ammazzarla, con fardello incluso nel prezzo. Centomila euro a testa. Ora, costui è in carcere, ha rifiutato di rispondere alle domande del giudice istruttore e ha disconosciuto il bambino, del quale, se suo, dovrà rispondere per l'attribuzione del DNA. Una condotta fra il cinico e l'ingenuo. A Porto Recanati, invece, un coetaneo del dirigente bancario - un cinquantottenne, ha fatto sequestrare e uccidere una accompagnatrice di night club, con la quale aveva stretto una relazione, ma dalla quale temeva di essere in procinto di venire abbandonato. Per punirla e riaffermare definitivamente il suo possesso, l'ha fatta uccidere da suo figlio e da tre suoi amici. A ciascuno di loro, millecinquecento euro. I sicari l'hanno uccisa a bastonate e sprangate e poi abbandonata, semisepolta, sull'arenile. Una condotta da primitivi che si sentono gabbati da una giovane donna che, naturalmente coltiva altre prospettive - quali che siano - e la negano, fuori dalla dimensione di schiava, uccidendola. Sono stati identificati in un giorno. Il dirigente bancario è divorziato e ha due figli adulti. Lo stato di famiglia del recanatese non è noto, ma la "solidarietà" di cultura, sentimenti e ideologia clanica è accertata. Il dirigente bancario, che non ha riconosciuto il suo ultimo nato, si preoccupa probabilmente della destinazione ereditaria e, di questa, è preoccupata anche la sua ex signora. I figli, non so. Evidentemente sul piano degli interessi almeno, il passato non si cancella. Fosse stato un povero, certi vizi non se li sarebbe potuti permettere e si sarebbe rassegnato a essere un marito esemplare. La realtà sarebbe rimasta chiusa entro le mura domestiche. L'uno e l'altro, alla felicità di un sesso sorgivo ritrovato, accompagnavano la ricerca di una comodità senile acquisita e non voleva - il milanese - alterare gli equilibri successori ed amministrativi della sua vita, compensata attraverso ricche e accomodanti donazioni legali di denaro alla ex moglie ed ai suoi due figli, per così dire, legittimi, mentre il recanatese non voleva bruscamente perdere i favori delle fresche carni che aveva comperato, associando alla loro tutela vendicativa quattro giovani di nessuno spessore, uno dei quali è suo figlio. La prostituta romena del recanatese è morta ed ha portato con sé, definitivamente, il suo ultimo, sprovveduto, amante. Non so se, involontariamente, costei abbia negato prospettive ai suoi assassini, non so se da certa gente ci si possa aspettare criterio e sostanza nell'esistenza. Forse, in cuor loro, sono convinti di avere agito per il meglio e tanto basta a qualificarli. Ma, nella condotta del dirigente, intravedo un'incongruità con gli ambienti che di solito li esprimono, con la capacità di dissimulazione e di infangare solo i propri competitors inferiori per condizione, quasi che, nella confusione dei suoi atti si fossero affastellati elementi originari plebei, presunzione di status raggiunto, da lui e dai suoi "legittimi" eredi. Contraddizione fra istinti e condizione. Un irrisolto disagio della "civiltà", secondo le apparenze. A queste contraddizioni ha sacrificato la sua e solo la sua vita, oltre a quella del feto di astrakan, che viene sacrificato nel ventre materno, quando il suo vello è pronto per adornare i colli dei cappotti. Non so intravedere le prospettive del piccolo non amato. Ormai c'è e spero per lui che, senza essere intossicato da pseudo principi indotti dalla retorica degli interessi, la sua esistenza possa essere almeno accettabile. Ma forse sono troppo ottimista. Della sua sorte, infatti, nell'agone degli interessi e dei sentimenti contrapposti che suscitano, chi se ne importa?

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