lunedì 6 febbraio 2012

Milone

Oggi, lo spazio dell'accesso di Milone risultava interdetto.
Può darsi che si sia trattato davvero di un inconveniente tecnico temporaneo.

Potendo, così mi sarei rivolto al vecchio amico.

Hai notato, Milone, come sia mutato il significato della parola "compagno/a"?
Non molto tempo fa designava una comune condizione materiale, ma anche sociale, morale e politica. Era il modello di riferimento, di comportamento e di coesione verso un "ordine nuovo".
Oggi è stemperato in una formulazione intimista che sta a designare un'affettività senza formalizzazione e responsabilità, un mettere a contributo sesso, sentimenti e bollette. Si era cominciato, allorquando si era passati da un severo ed impegnativo fidanzato/a al "mio" ragazzo/a, compagniuccio/a per "uscire" ( termine che rimanda ad una condizione antica e tradizionale, ma soprattutto di modesta possibilità economica ), andare in vacanza, condividere interessi, rendersi identificabili, pro tempore, nel proprio nucleo relazionale e di interessi, mantenendo fluida la possibilità di rimiscelarsi, mantenendo inalterato l'humus amicale e, se ben omogeneizzati "culturalmente", i cosiddetti buoni rapporti.
La labilità, crescente, degli approdi lavorativi, l'ideologia dei liberi vagabondaggi, indotta dal mercatismo a consolazione di uno status mediocre, ha figliato, senza che i destinatari se ne rendessero conto, un nuovo sentiment modaiolo, di cui, egoisticamente e acriticamente, ciascuno si fa vindice.
Così, sognando ancora, sotto il disco ammaccato della luna.

Al buon giorno, felice notte, si è ormai sostituito, nei convenevoli, uno stentoreo buon lavoro!
La dimensione piacevole del vivere, si è trasformata nell'incitamento all'affinamento del suo strumento, promosso da mezzo a fine.
Peccato che non sia il nostro fine, bensì quello, parassitario, di chi ci incita.

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