venerdì 9 luglio 2010

Sulla soglia.

Giovanna non è stata solo, per me è ovvio, ma non so per eventuali, eventualissimi lettori, una donna melanconica e debole. E' stata anche buona, senz'altre interpretazioni. Non ha tradotto il suo stato di privilegio in arroganza e supponenza, né le sue difficoltà intime in perversioni del comportamento, verso gli altri ed i sottoposti in particolare. Non ha mai cercato di dominare uomini, donne o situazioni con la cattiveria al femminile più devastante e gratuita, perché non sana né il dolore interiore, né il senso di inadeguatezza, ma lo surroga cercando di mutilare moralmente, di sottoporre ed inibire. Mai nulla di tutto questo. Il suo limite è stato di non aver saputo affermarsi solo con la forza dell'esistere, che probabilmente sentiva labile e aliena da felicità. Eppure, con tutto questo, continua a non mollare, anche se già i medici, in attesa della constatazione di morte celebrale, affilano gli strumenti per asportare gli organi ancora utilizzabili - una sorta di usato sicuro - di questa sessantacinquenne profondamente addormentata e già si risollevano i convincimenti etici circa il contenuto della parola "morte" e circa la gerarchia degli organi deputati e sancirne il confine con la vita.

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