sabato 10 luglio 2010

In morte di Giovanna.

Questa mattina. alle ore sei, Giovanna se ne è andata con la stessa discrezione, meglio ancora, con lo stesso riserbo della sua compiuta ma non lunghissima vita. Con lei la morte ha esperito le sue procedure con disarmante semplicità, dal rigurgito della colazione, mercoledì, all'esplosione cerebrale ( i chirurghi del Bellaria l'hanno registrata come la più distruttiva della loro esperienza presso la clinica neurochirurgica ). La stasi comatosa per riordinare chissà che cosa, ma comunque per riordinare e poi il congedo da coloro con i quali aveva trascorso quel percorso vitale che era succeduto alla separazione dalla sorella gemella, con la quale oggi, vittima della stessa "deformazione" congenita, si è ricongiunta secondo le casualità biologiche compatibili con l'ineluttabilità del fato o con i disegni imperscrutabili ( o incomprenibili? ) dell'eterno. Ha lasciato la scena in coincidenza con la liquidazione della sua azienda, più moderna nelle apparenze dell'architettura industriale, ma più caduca di quella del fratello Andrea, una delle sei più longeve in provincia di Bologna. Quando i patriarchi sentono prossima l'ultima rappresentazione si premurano di "immortalare" quanto immaginano di avere costruito. Dico immaginano perché quel titolo di proprietà è stato frutto di intraprendenza e calcolo di opportunità, ma anche di tante circostanze favorevoli o comunque gestibili e del lavoro fra il superficiale e il rassegnato di tanti consimili. Blindano la successione e ne fissano - per poco, dopo la loro morte - gli assetti. Mostrano tutti una tendenza "unitaria": la famiglia ancora sotto la loro egida..alla memoria. Ma le famiglie si articolano, subentrano a implementarle mariti animati da spirito dirigistico o mogli inappagate di quella voluttà che lo shopping, negato nella modesta famiglia di origine, ora ha reso possibile e insoddisfatte del solo ruolo sociale, che non soddisfa la vanità se limitato alla gerarchia aziendale ( piuttosto bonaria, nel suo caso anche un po' grezza, inestetica ). Ed ecco che i tempi dell'impresa, protratta nella sua dominanza sui destini minori, si fanno stretti e non asicurano il perpetuarsi dei vantaggi che alimenterebbero una "tradizione". Per ora restano solo Andrea e Riccardo, Mel e Cencio, gli unici affidabili ( Mel non tanto ). Sul proscenio, Giovanna lascia il marito a cui aveva delegato, anzi ceduto, gli "arcana imperii" e lui, investito e rassicurato da cotal magica sicumera aveva ritenuto giusto, normale e infine opportuno concedersi divagazioni più allegre e spumeggianti di quelle che la sua triste consorte, forse non gli trasmetteva. E tre figli, tutti più o meno adulti. Su questo aspetto Giovanna ha toppato. Temendo forse di perdere cfontatto con il marito lo ha assecondato in tutte le sue vitalistiche gratificazioni, in giro per il mondo, nella frequentazione degli ambienti modaioli, nei quali entrava al seguito, ma come un pesce fuor d'acqua, con un sorriso appena accennato, quasi a scusarsi. I figli, quindi, sono cresciuti come un arbusti allo stato brado, a cui non poteva bastare il concime di una ricca cassaforte e che, anzi, a quel limo hanno esclusivamente attinto, drogandosi..in tutti i sensi. Sic transit gloria mundi ed ora quel fragile approdo e supporto di una vita altrimenti molto più impegnativa e, per i figli, più sana, li ha abbandonati..come degli zomby, dice Angela. Non avrebbe potuto essere altrimenti, ora che Giovanna veleggia nell'eterno ( che sia nulla o che sia qualcosa non importa ) con la coabitante sorella che troppo presto aveva abbandonato la casa. Forse è questo il senso della solitudine dell'uomo, la simbiosi genetica che si ricerca approssimativamente durante il cammino e con la quale solo pochi hanno la possibilità, in sogno, in idea, in ipotesi o chissà, di ricongiungersi. Se l'avranno voluto e meritato.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti