venerdì 9 luglio 2010

Missioni militari di pace.

Secondo una stima, pare attendibile, i soldati italiani in missione di pace in Afganistan hanno già ucciso 1.200 nativi. Per parte nostra abbiamo subito poco più di una ventina di perdite. Bonifichiamo infatti le sacche combattenti accerchiate, dopo aver chiesto il loro smantellamento da parte dell'aviazione degli Stati Uniti. I nostri soldatacci hanno trovato così una remunerazione da midlle commis statale e la possibilità di sfogare i loro istinti necatori, certamente presenti nella loro mente di soldati di professione; feticci della loro sfiga militaresca, perché non hanno saputo trovare un altro lavoro e perché bisognosi di violenza in forme occulte o socialmente approvate, secondo retorica. E' possibile che questi eroi e padri di famiglia abbiano nascosto alle mogli ( ma è più probabile alle fidanzate ) il loro comportamento sul campo. Fidanzate - ma soprattutto mogli - che ne piangono postume le virtù implorano un vitalizio ed offrono all'arruolamento i loro pargoli anche di pochi anni. E' questo l'oppio familistico-consuetudinario di cui vivono, come i talebani di quello vegetale ( oltre che di tante altre stronzate mentali ). Probabilmente, queste bestie in caccia, quando sono a casa sono premurosi con i figli, senza sentirsi in contraddizione ne alimentano la retorica moralistica e sentimentale e si trombano fra rantoli, struggimenti ed affettuosità preliminari e un po' successive, le loro insulse ma polpose giovani signore, in maniera da non lasciarle alla loro scomparsa, prive della riconoscenza della corporazione militare, pronta a fagocitare anche il frutto del loro ventre che crescerà instupidito dalla celebrazione, fino ad appalesarsi come il clone del padre che precocemente gli ha passato il testimone, con l'avallo della madre. Da questi campioni del sentimento nazionale non potevamo aspettarci altro che, dopo aver fornito di merendine i bambini, ne uccidessero i padri e, per intervallare la ripetitività dei combattimenti, si scopassero le vedove. Ci pensavo oggi, correndo in macchina per le assolate colline bolognesi, con un occhio al serbatoio.

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