martedì 13 luglio 2010

Congedi.

Oggi ci siamo congedati da Giovanna che, per parte sua, aveva già sospeso i rapporti da alcuni giorni per poi darcela su per sempre.
Mi sono coaì reso conto che il nostro lutto è consistito nell'incertezza successiva al trauma e nel vuoto e nell'indetrminatezza del coma. Si è poi irrigidito nella preparazione al rito e si è sciolto, mano a mano che i muratori cimiteriali perfezionavano l'intonacatura del loculo di Giovanna, sopra quello della madre e a fianco di quello della gemella Cristina.
Il poemriggio è torrido, fuor di retorica e la camera di passaggio dei prodotti ospedalieri possiede tutte le caratteristiche per trasmettere il senso di desolazione che accompagna l'estrema emarginazione , l'ultima certificazione di inutilità, accompagnata da un coro di ben servito. La desolazione del deserto, d'estate, il grigiore della privazione e dell'insufficienza, d'inverno. L'unica oasi è riservata alle automobili. Ondeggiano i testoni un gruppo di astanti, non capisco se per lo sconforto, lo sconforto ambientale o la noia dell'attesa.
Andrea è in completo grigio scuro, i pantaloni sono troppo ampi, sventolano come bandiere sotto il cavallo e sono riportati, rivoltati, sopra la cintura. Più stilé, il vedovo, affratellato al cognato nel lutto e nell'inazione. Ciascuno porta in sé pensieri, ricordi specifici e importanti, dei rimorsi ognuno è testimone a se stesso.
Come automi, vagano avanti e indietro, due cloni minori che inizialmente scambio per il personale delle pompe funebri; scoprirò che si tratta dei due figli minori di Giovanna. C'è un terzo giovane uomo, ma più maturo, nella camera ardente, con un filo di barba, che tange con un dito la bara: è Pier Paolo, l'irrecuperabile. Mi coglie il sospetto che dell'animo umano, in quel contesto, nessuno sia stato in grado di analizzare gli itinerari, naturali ed indotti. Ricomparirà al cimitero con una donna, forse la fidanzata, forse la badante o un ibrido fra le due figure.
Compare e sosta brevemente l'infermiera e segretaria del reparto di analgesia-oncologia, "colei di cui non si può fare a meno"; sembra sinceramente commossa, rimane qualche minuto e torna in reparto. Non si esime, per un minuto scarso, neppure Caruso il siciliano assenteista della Lega Nord ( per ambizioni di cadrega ). Entra algido, chiede: "è qui?" - e dove se non, dato la l'altra porta è chiusa e senza parenti? - esce, senza salutare e torna un po' indispettito al lavoro, dal quale ora non può assentarsi per l'intervento al ginocchio di Angela. Noto che il baffo siculo è diventato completamente bianco. Non siamo in molti: i parenti più stretti, i soci in affari, fra i quali un ex operaio che si è messo in proprio, il cognato sudafricano. Uomini e donne, ormai anziani e dimessi, che manifestano la loro genuina estrazione popolare.
L'imprenditoria emiliano-romagnola è in gran parte così e non è un difetto, o meglio, lo è solo in parte. Non si può sperare in un impegno che esuli dalla familiarità, dall'amicizia oltreché naturalmente dall'interesse. La provincialità resta ancora un connotato , quasi uno stigma. Altrimenti, c'è condivisione di costumi, di aspirazioni e di aspettative - più difficili per i salariati -. Del padrone si assumono e si interiorizzano i costumi contabili, insieme si mantengono le abitudini semplici, casomai goderecce che si coltivavano anche prima. L'immigrazione cambierà la base costitutiva di questo humus e, in parte, se ne farà contagiare. I rampolli, i discendenti, comunque privilegiati, manifestano, spesso inconsapevolmente, le alterazioni e le incongruenze che la chimica coniugale, incompatibilità e incongruità comprese, ha deformato in loro, che il secondogenito ha corretto rispetto al primo e che il terzo ha ignorato, sentendosi in cuor suo, trascurato.
Arriva il fratello Antonio con la voleuse sua signora, che rivela il suo vizio con le scarpe bianche e nere intonate all'abito recante gli stessi motivi e tre file di braccialetti per arto. Le labbra sono sottolineate su di un volto in procinto di trasformarsi in una maschera. L'armonia dei tratti, quando è coordinata e non particolare si mantiene anche in età avanzata, i caratteri tipizzatori ed accattativanti, spesso si trasformano in maschere grottesche, soprattutto se non ci si rassegna a riconoscerli. Sono presenti Alessandro, disoccupato dopo la divisione della'azienda meccanica ed una gemella, non ricordo se Fica o Fresca, come le chiamava Riccardo da bambino, ma credo che anche lei faccia parte di quella che mio padre chiamava La compagnia della buona morte. L'altra, che ha completato gli studi in biologia e che aspirava a far parte dei RIS e di arruolarsi nei carabinieri non c'è. Forse è al mare. Andrea saluta tutti, anche Daniela la ladra, ma non il fratello. Si ignoreranno per tutta la cerimonia, a dimostrazione che i rancori si nutrono nell'animo e spesso esulano dai fatti.
Un ingrassato Riccardo, insieme alla sua chiapposissima Lè, ch'è semper lè, fa l'imitazione inconsapevole del padre con al polso un nuovo orologio con chissà quali facoltà. Il compleanno minore?
Arriva NeuroLeda, per l'occasione cario-lesa, che porta il suo saluto ad Andrea che, sono certo, l'ha sinceramente gradito e che aspetta pazientemente che i riti dinastici si intersechino e si fluidifichino, prima di andare dal dentista.
Giovanna viene imballata e trasportata.
Il retro bara si anima di concertazioni ed indicazioni organizzative.
La piazzetta, laterale alla via principale, di Altedo è piena di intervenuti. La fase rituale è stata privilegiata dal maggior numero di convenuti. Fabio è già sulla soglia, mentre i parenti collaterali, il ramo per intenderci della zia materna di Andrea e fratelli, si appalesa, chi con il coniuge, chi con un figlio. Con la immodificabile faccetta da stoped, fende la folla un ingrassato, canuto e semicalvo Pirazzini, fidanzato della valorosa Luisa che fece abortire quando rimase incinta, per poi sposare una monovarica fattucchiera, non brutta ma ordinaria, che, nonostante abbia tentato ogni vertigine inseminatoria, ha dovuto ricorrere ai soldi del marito per comprare un orfano in Romania ed una bambina, affidata alla nonna in Bielorussia, che, da delicata ed eterea bambina era diventata, dopo pochi anni, una cicciona blaterante i numeri della tombola ( riunione di fine d'anno ) sul modello della madre acquisita. L'energica Luisa aveva cuore e coraggio, la chiocciolante non mi ricordo come, rideva di ogni e in ogni occasione, rassicurando il ghignetto sorridente del marito.
Andrea è, come al solito silente.
La messa è rapida e gracchiata da un officiante di mestiere. I blues brothers, padre e due dei figli, sono in prima fila. Ascoltano poco convinti le descrizioni paradisiache, che i figli hanno già conosciuto, e mentre alcuni compaesani si comunicano,nessuno della famiglia lo fa.
La questua non viene effettauta: deve aver provveduto a parte la famiglia ( con detrazione dalle tasse dell'azienda in liquidazione? ).
Si parte per Sant'Agata, non prima di essersi salutati sul piazzale, con una serie di apparentamenti e di esclusioni.
Natalina bacia e abbraccia i suoi datori di lavoro, con particolare trasporto Pier Paolo, che gode della sua assistenza sdrucciolevole decentrata. Più contenuta, ma partecipe, la figlia architetto.
Quando incrocia me e Fabio, ci ignora, avendo cura di evitare Angela. Sentimenti degli affari.
Grazie al Tom Tom della mia ( ex ) navigatrice, raggiungo il cimitero per primo.
All'ingresso, un prete solipsista e rubizzo, che indossa infradito da spiaggia e che non deve indossare molto altro sotto l'abito talare, attende il feretro e si mette, al suo arrivo, a salmodiare, mentre alcuni continuano nelle loro chiacchiere, mentre altri si segnano. Chiede all'autista del carro funebre se l'impresa si è ricordata di fargli la fotocopia di un documento che dovrà produrre e, al diniego, un po' si secca, ma il caldo sconsiglia le eccitazioni.
Molti hanno sbagliato strada e suscitato le battute dei necrofori impazienti. Luciano, il marito, si porta dietro al carro funebre che sgasa, in attesa che il corteo si formi. Poi si scosta a fumare - l'avrà fatto sei o sette volte, dal mio arrivo. A poco a poco, i baci e gli abbracci si fanno un po' meno cerimoniali e cominciano ad affiorare i sorrisi e le rimembranze di antichi sodalizi.
Nella cappella cimiteriale, il sacerdote ripete gli auspici di benvenuto nell'empireo che sono già stati pronunciati in chiesa e poi, accaldato, si dilegua.
Giovanna viene rapidamente inumata, dopo un ultimo, breve silenzioso corteo di accomapagnamento.
Si nota ora, all'improvviso, un certo attivismo di Luciano: valuta, disegna schemi con le braccia, entra ed esce dalla cripta.
Gli astanti ormai approfittano dell'occasione per aggiornarsi sui fatti altrui ed aggiornarli sui loro. Uno dei figli, forse il più piccolo, mi avvicina e mi chiede dove sia mio figlio..sì, quello che giocava con loro e con Elena..Si tratta di un equivoco. Non interloquisce più. Il secondo genito va e viene alle mie spalle. Mi volto e vedo un banchetto con bevande per refrigerio dei sopravvissuti.
Pier Paolo si accosta ad Angela e chiarisce quanto cominciava ad apparirmi: il tempus lugendi è finito e si comincia a colmare l'horror vacui.
"Ci eravamo adoperati, vedendolo catatonico e statico, anzi immobile, per supplire alla sua difficoltà. Lui è abituato allo stress" - Pier Paolo, no. Sembra anzi, pur con orbite troppo grandi rispetto al viso, il più riposato -. "Ha ricominciato a cassare tutto quello che dicevamo e volevamo fare noi" - si vede che altre volte si era mostrato meno determinato o che la loro volontà contraria era riuscita ad imporsi - "no, no, no!". Ha (ri)preso in mano la situazione. Giovanna è già separata dal mondo e le chiacchiere si intensificano e si privatizzano, al di quà e al di là del buffet predisposto per lenire l'arsura. Gli unici a tacere siamo io, Andrea, Riccardo e Angela. Lè tace, sorride e ammicca, come una di casa ancora non cooptata nella Gens.
Il marito ormai è troppo impegnato; saluto Andrea, Riccardo e Angela - Lè è in mezzo ai parenti del ramo collaterale che saggiano, più per curiosità che per partecipazione, le fidanzate, l'ho già visto fare in passato - e guadagno l'uscita facendo a ritroso il tragitto d'ingresso, non accorgendomi che, longitudinale alla tomba, attraversando il prato, c'è l'uscita.
Io volevo solo salutare. Tra laconici ci si intende.
Ciao Giovanna.

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