domenica 27 gennaio 2013

Memoria e analisi del presente.

Siamo proprio sicuri che la catotonia ( passività, indifferenza e supina accettazione ), il ripiegamento su di un privato sempre più povero e alienato, non siano gli stessi sintomi che furono accusati dalla piccola borghesia frustrata della Germania, imporvvisamente impoverita dall'inflazione e dell'Italia, agricola e povera, desiderosa di imperiali compensazioni, che tanto consenso diedero ad ipotesi semplificatorie e violente? Si può stare tranquilli se il lavoro, nonostante sia stato deprivato di ogni diritto ( infatti, non c'entra niente ), latita, ma non se si subordina ad un folle sfruttamento, economico, di orario e di organizzazione, se la retorica dell'arricchimento degli apparati che la hanno prodotta ( l'organizzazione ) prevarica incontrastata e, soprattutto, se induce fenomeni di imitazione rassegnata e acritica in un orizzontale conformismo, pur in presenza di intensi fenomeni di tensione emotiva e di insicurezza che accentuano la cinetica della propria negazione? Possibile che, senza un puntello esteriore, una fede condivisa, un altro potere, potenzialmente, a sua volta, arbitrario, le persone non trovino in se stesse un solido e inattaccabile approdo, da condividere e mettere a disposizione, senza volontà di condizionarli e di strumentalizzarli, con gli altri? Possibile che, individualmente siamo delle brave persone e, insieme nel contesto, una massa di stronzi?

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